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Marco Caldara
04 January 2018

Pressione addio: ora la Sasnovich fa sul serio

L'incredibile finale di Fed Cup giocata con la Bielorussia ha insegnato ad Aliaksandra Sasnovich a gestire le aspettative di un intero paese, così la 23enne di Minsk si è presentata nel 2018 con un approccio tutto nuovo. E che funziona alla grande: partita dalle qualificazioni, a Brisbane ha infilato 7 vittorie in 8 giorni.
Quando hai giocato per fare la storia in una finale di Fed Cup, e battuto una fresca campionessa Slam davanti a 10.000 connazionali indiavolati, cosa vuoi che sia la prima finale in un Premier? È il messaggio che passa dalla splendida settimana di Aliaksandra Sasnovich a Brisbane: malgrado la finale con la sua Bielorussia l’abbia persa al doppio decisivo, la 23enne di Minsk ha trovato finalmente la chiave per dare sfogo al suo potenziale, regalandosi immediatamente il miglior risultato in carriera. Il pubblico australiano sta seguendo con passione la cavalcata del 18enne Alex De Minaur, approdato addirittura in semifinale, ma la corsa della 23enne di Minsk è ancora più sorprendente. Mai nessuna, prima di lei, era riuscita ad arrivare in finale nel torneo del Queensland partendo dalle qualificazioni, percorso che richiede la bellezza di sette successi. Se li è presi lei uno dopo l’altro, stando in campo oltre dodici ore complessive e infilando quattro rimonte consecutive fra turno decisivo delle “quali” e quarti di finale, prima di spuntarla per 7-6 6-4 in un duello equilibratissimo contro Anastasija Sevastova. E pensare che dopo aver fatto fuori all’esordio Kiki Mladenovic (che non vince da inizio agosto) la tennista dell’Est Europa aveva meditato il ritiro contro Anett Kontaveit, per un problema alla gamba sinistra. Ha stretto i denti e ha vinto, poi ha fatto fuori anche Alizè Cornet e contro la Sevastova è stato più cinica nei momenti decisivi. “Abbiamo giocato a un livello molto simile – ha raccontato – ma io sono stata un pochino più fortunata. Ho usato bene le mie armi: ho servizio bene, ho spinto da fondo campo e sono felice del risultato. All’inizio del torneo non avrei mai pensato di arrivare in finale. Un grande risultato per me, per il mio paese e per tutte le persone che mi supportano”.
“NON SENTO ALCUNA PRESSIONE”
La Sasnovich aveva mostrato già da anni di avere un potenziale importante, ma le è sempre mancata la continuità, tanto che oltre alla finale del 2015 a Seoul (persa contro Irina-Camila Begu) nel Tour non aveva mai combinato granché. Addirittura, il suo best ranking era fermo al numero 85 dello scorso giugno, che verrà prepotentemente ritoccato di almeno una trentina di posizioni, portandola a ridosso delle prime 50. “La differenza – ha continuato – questa settimana la sta facendo la mentalità. Fisicamente non sono nella mia forma migliore, ma mentalmente sono pronta a giocare e a lottare, e ho tantissima voglia di vincere. Penso che chiunque possa battere chiunque: è il tennis. La pallina è rotonda e ogni giorno è un nuovo giorno. Può succedere qualsiasi cosa”. In Australia la Sasnovich non aveva mai combinato granché, ma stavolta ha lavorato molto duramente nel corso dell’off-season, e ha raccontato di aver trovato un aiuto importantissimo nelle emozioni provate nel corso della finale di Fed Cup del novembre scorso. “Per noi è stato un grandissimo anno, e aver giocato con una pressione enorme sin dal primo turno mi sta tornando utile nei tornei individuali. Rispetto a quel genere di pressione, quella che sento in questi tornei è come se non ci fosse. Sono molto rilassata e so di non aver nulla da perdere, anche a causa dei fastidi che ho avuto alla gamba. Mi hanno aiutato a giocare a mente libera: una situazione che rende tutto più facile”.
MANTENERE SEMPRE LA CALMA
Nonostante sia nel giro delle top-100 già da qualche anno, della Sasnovich non si sa molto, perché è sempre stata lontana da certe posizioni di classifica e nei tornei del Grande Slam si è fatta notare di rado. Dalle poche informazioni che si riescono a rintracciare sul web emerge la figura di una grande lavoratrice, che però non vive solamente di tennis (nelle 50 foto di Instagram più recenti solo una manciata sono di stampo “tennistico”), e sia in campo che fuori è molto composta. “Non amo particolarmente uscire o andare a ballare – ha raccontato in una recente intervista tv –, e preferisco di più la calma e il silenzio. Meglio spendere del tempo con la mia famiglia o rilassarmi con gli amici”. Lo stesso carattere molto tranquillo che ha sul campo da tennis: poche parole, pochi versi e tanta concentrazione. “Qualche tempo fa mi hanno chiesto quando ho rotto l’ultima racchetta. Ci ho pensato per un po’ e ho risposto di non averlo mai fatto. Cerco sempre di controllare le mie emozioni perché giochiamo di fronte a tante persone, perciò dobbiamo comportaci bene e dare il mio esempio ai più piccoli. Il tennis è uno sport intellettuale, e mio padre mi ha sempre insegnato che indipendentemente da quanta rabbia io abbia in corpo, devo sempre cercare di stare tranquilla”. Le servirà domani contro Elina Svitolina (passata per 7-5 7-5 controKarolina Pliskova), insieme all’incredibile rendimento nelle finali: a livello WTA ne ha giocata e persa una, mentre nei tornei ITF ne ha vinte 11 su 11. “Fra giocare una finale e vincere un titolo c’è una grande differenza. Una finale si può dimenticare, un titolo no. Proverò a fare del mio meglio. Giocherò contro una top-10, mentre io sono soltanto numero 88. Che posso dire? Non ho nulla da perdere e zero pressione”. Un mix che sin qui ha fatto miracoli.
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