Riccardo Bisti
06 December 2016

Philippoussis: “Caro Kyrgios, se vuoi io ci sono...”

L'ex finalista di Wimbledon si candida per allenare il talento australiano, ormai senza coach da un anno e mezzo. “Nick non ha bisogno di un sergente di ferro: diventerebbe ancora più ribelle. Ci vuole dialogo: deve capire che non può prendere tutto sul personale”.

Le vicende disciplinari riguardanti Nick Kyrgios hanno messo in secondo piano alcuni aspetti tecnici, fondamentali per il suo immediato futuro. In particolare, l'australiano aveva manifestato l'intenzione di assumere un coach a tempo pieno. Sarà una scelta delicata, vuoi perché viene da un anno e mezzo senza guida tecnica (l'ultimo era stato Todd Larkham), vuoi perché non deve essere facile gestire un "bad boy" con una forte tendenza all'anarchia. Mentre Nick è impegnato nella modesta terza edizione dell'IPTL, ha parlato Mark Philippoussis. L'ultimo finalista australiano a Wimbledon (perse nel 2003 da Roger Federer) sarebbe lieto di sedersi all'angolo di Kyrgios, con il quale si ritroverà tra un mese per il World Tennis Challenge, evento di esibizione ad Adelaide. Di origine greca proprio come Kyrgios, ha detto che accetterebbe un eventuale incarico con Nick. “A patto che sia disposto ad ascoltare”. Secondo Philippoussis, nessuno ha il diritto di affermare se ciò che sta facendo Kyrgios sia giusto o sbagliato. “Per lui è importante creare un buon team attorno a sé, e non qualcuno che gli dica 'no, no, no'. Secondo me, Nick è il tipo di persona che tende a fare il ribelle se gli vengono poste troppe imposizioni. E allora si mette a fare di testa sua”.

Da parte sua, Philippoussis ha detto di aver già vissuto qualcosa del genere: ”Alla sua età la pensavo allo stesso modo. Per questo è molto importante parlare con il giocatore e ascoltarlo. Nessuno sa quello che deve gestire dentro e fuori dal campo, quindi è scorretto rimproverarlo per i suoi atteggiamenti. E' importante avere un dialogo”. Tanti anni fa, Philippoussis aveva boicottato la Coppa Davis perché Tony Roche si era seduto all'angolo di Pat Rafter in occasione della finale dello Us Open 1998. Proprio per questo, è convinto che Kyrgios non debba ripetere certi errori, convincendosi di essere accerchiato. “A volte mi dà l'impressione di pensare che tutti siano contro di lui e che ne parlino male. La verità è che c'è sempre qualcuno che ti attaccherà. Se nessuno ti attacca, significa che non stai facendo nulla. Nick deve capire che è appena entrato nel tour, ma quando hai appena 20 anni prendi tutti personalmente. Io l'ho fatto e poi mi sono reso conto di aver sbagliato”. Sembra una candidatura a pieno titolo: chissà se Kyrgios la prenderà in considerazione...

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