20 September 2016

Mizuno: “Siamo tornati”

Dopo anni di assenza dal campo, Mizuno riemerge dal lungo silenzio e presenta una collezione tennis competitiva. Tra i testimonial Bautista Agut, Putintseva, Baghdatis e il nostro Simone Bolelli ... di ROBERTA LAMAGNI

Mizuno: “siamo tornati”

di Roberta Lamagni

 

L’ aquila che allarga gli artigli, pronta ad avventarsi sulla preda, è un’icona indelebile nella memoria di tutti gli appassionati. Un’icona che associa un marchio, Mizuno, al campione che la indossava, Ivan Lendl. Erano anni floridi, per il tennis, e il brand giapponese si era spinto a produrre con il proprio nome anche l’attrezzatura, a cominciare dalle racchette.

 

Un’esposizione mediatica significativa, con il grande Ivan a fare da ariete; poi il silenzio, lungo e soporifero, con tradizione e know how che rischiavano di finire nel dimenticatoio. Il 2016 ha segnato l’anno della svolta: Mizuno è tornata e ha scelto l’Italia come uno dei Paesi “pilota” del nuovo, grande progetto. Ne abbiamo parlato con John Hooper (nella foto a sinistra), Sport Marketing Manager per Mizuno Europe, Middle East e Africa.

 

Cosa vi ha spinto a rientrare nel tennis?

“Mizuno ha un grosso patrimonio nel tennis e stava perdendo la visibilità globale che questo sport le può portare. Con prodotti di alta qualità come i nostri e già forti in altri settori, il ritorno al tennis ci è sembrato una mossa naturale. Siamo forti nel golf, nel running, in altri sport indoor, il passo successivo non può che essere cercare di diventare i numeri uno anche nel tennis”.

 

Quali sono gli obiettivi per il 2016?

“In questo primo anno vogliamo solo annunciare il nostro ritorno. Non vogliamo rincorrere sponsorizzazioni a Top Ten perché non rispecchia il nostro credo. Vogliamo ripartire dalle radici, quindi approcciare i circoli locali, i coach, i ragazzi, tornare nelle scuole. Contestualmente abbiamo selezionato alcuni testimonial per i territori chiave, quindi in Italia Simone Bolelli o giovani promettenti come Lorenzo Sonego”.

 

A livello commerciale, come vi siete organizzati?

“I prodotti che abbiamo lanciato questa stagione hanno prezzi di fascia alta, quindi non sarebbe stato semplice commercializzarli nei negozi generalisti, che vendono un po’ di tutto. Abbiamo scelto di andare negli specializzati, iniziando dai Paesi in cui il tennis è uno sport chiave come l’Italia, per esempio. Nel giro di 2-3 anni vorremmo completare la gamma calzature con prodotti anche di altre fasce, ma al momento ci interessa ottenere credibilità per quanto riguarda il comfort, la durata, far sapere a tutti che abbiamo un’ottima scarpa”.

 

Il ritorno di Mizuno è un’operazione globale?

“Visto che siamo un’azienda giapponese, siamo partiti da lì già da tempo. Ora vorremmo posizionarci bene in Europa, la più importante ‘regione’ al mondo per il tennis, per poi allargarci anche in altre aree. L’anno prossimo saremo presenti anche in Australia, ma stiamo anche seguendo con attenzione Stati Uniti e America latina”.

 

Quali sono i mercati su cui puntate di più?

“L’Italia è certamente il Paese più importante per noi, poi la Francia, il Regno Unito, la Spagna”.

 

Su quali aspetti vi siete concentrati nella realizzazione dei modelli tennis?

“Il nostro dipartimento di ricerca in Giappone ha sfruttato il know-how che ci deriva da altri sport: dalla palla a mano per gli spostamenti laterali, da pallavolo e running per altre sinergie. Servono diversi processi per ottenere la scarpa da tennis ‘giusta’; la nostra attenzione si è concentrata soprattutto sulla stabilità, per evitare problemi alle caviglie, e sulla durata. Naturalmente i nostri prodotti sono anche confortevoli ma non sono solo quello”.

 

La grande tradizione e le conoscenze nel settore running come vi aiutano?

“L’impatto con il terreno è simile, tra i due sport, così per ammortizzare lo shock abbiamo adottato la Wave technology, un nostro brevetto, personalizzata con una tripla ‘wave’ per adattarsi ai movimenti specifici del tennis”.

 

Come valutate la tendenza ad alleggerire i modelli di calzature tennis in “stile running”?

“Dipende dal fisico del tennista: ci sono giocatori magri che prediligono scarpe leggere e reattive ma anche giocatori più robusti che cercano stabilità. Stiamo parlando di tennisti comuni, e penso sia importante avere nella nostra offerta un mix di queste caratteristiche”.

 

La scelta dei vostri testimonial è dettata da una filosofia precisa?

“Essendo Mizuno un brand molto concreto, abbiamo cercato giocatori stravaganti, per certi versi ribelli. Siamo partiti da campioni con esperienza, perché i giapponesi hanno molto rispetto per il concetto di ‘anzianità’. Ecco perché Marcos Baghdatis, un campione protagonista da anni del tennis di alto livello. Quella stessa esperienza vorremmo trasferirla ai giovani”.

 

Avete pensato di arruolare nuovamente Lendl nella squadra?

“L’abbiamo fatto, sì. Sappiamo che tornerebbe con piacere ma abbiamo dovuto prendere una decisione e dare priorità alle sponsorizzazioni dei giocatori. È nei nostri piani comunque, anche se non sappiamo quando il progetto si concretizzerà. Forse, dovesse diventare il coach del numero uno del mondo...”.

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