L'ITF stanga Nastase. Pena esagerata?

Niente gare a squadre fino al 2021, niente tornei fino al 2019 e 10.000 euro di multa: è la sentenza del Tribunale chiamato a giudicare sul comportamento di Ilie Nastase durante Romania-Gran Bretagna di Fed Cup. Niente sconti per una serie di violazioni che si prestavano a interpretazioni soggettive.

Ci si domanda se una vicenda del genere meritasse un'indagine di quasi tre mesi e una sentenza di 16 pagine, peraltro piuttosto severa. Il Tribunale ITF, composto dal Jack Graham (presidente), Stuart Miller e Soeren Friemel, ha stangato Ilie Nastase per il suo comportamento prima e durante il match di Fed Cup tra Romania e Gran Bretagna. Al termine di un documento in cui sono elencati i capi d'imputazione e le valutazioni del pannello, la sentenza è questa:

  1. Nastase non potrà avere nessun ruolo ufficiale in qualsiasi gara a squadre (Coppa Davis o Fed Cup) o evento ufficiale ITF fino al 31 dicembre 2020.

  2. Non potrà presenziare o essere accreditato a nessun torneo sotto la giurisdizione ITF fino al 31 dicembre 2018. A tale limitazione sfuggono i tornei del Grande Slam, perché non sono più sotto l'egida ITF. Insomma, saranno gli stessi Slam a decidere se Nastase è persona gradita o meno.

  3. Una sanzione pecuniaria di 10.000 dollari.

Detto che Nastase può appellarsi (e ovviamente rischia una pena ancora maggiore se dovesse violare i termini della sospensione), la nostra sensazione è che abbiano un po' esagerato. Nastase ha sbagliato, ma dei vari capi di imputazione soltanto uno ci è parso davvero grave. Ma andiamo con ordine.

IL COMMENTO SUL FIGLIO DI SERENA WILLIAMS
Durante la conferenza stampa pre-draw, mentre Simona Halep stava rispondendo a una domanda, si è rivolto a un altro membro del team rumeno e ha detto, nella sua lingua: “Vedremo di che colore sarà: cioccolato con panna?”. Su questo punto è stato ritenuto colpevole.

LE AVANCE SESSUALI AD ANNE KEOTHAVONG
​Durante la cena ufficiale del giovedì ha messo il braccio attorno alla capitana britannica e le ha chiesto il numero di stanza. “Ma io sono sposata” ha detto lei. “Io mi sono sposato quattro volte” ha replicato lui. La scenetta si è ripetuta il giorno dopo, stavolta a favore di microfoni “Continuiamo ad essere attratti” ha detto davanti ai giornalisti. Nonostante l'evidente natura scherzosa, con la stessa Keothavong che ha ammesso di non essersi sentita sessualmente minacciata, è stato ritenuto colpevole.

GLI INSULTI A UNA GIORNALISTA
Prima del match, il referee Andreas Egli gli ha detto che sarebbe stata aperta un'inchiesta sulla sua frase su Serena Williams. Dopo averlo appreso, è finito nella stanza del team britannico, laddove non era autorizzato a entrare, vi è rimasto per cinque minuti mentre faceva una telefonata, si è seduto su un divano e se ne è andato senza parlare con nessuno. Dopodiché si è recato in sala stampa, dove ha avuto un alterco con la giornalista Eleanor Crooks. Le ha dato della “stupida” e le ha chiesto (non certo con toni gentili) cosa ci fosse di razzista nella sua frase su Serena Williams.

IL COMPORTAMENTO IN CAMPO
Durante il match tra Johanna Konta e Sorana Cirstea, non c'è dubbio che abbia perso il controllo. Il primo ad essere preso di mira è stato il giudice di sedia, poi se l'è presa con il referee, utilizzando termini piuttosto pesanti: “fucking asshole”, “cocksucker” e “fucking stupid”, arrivando addirittura a una minaccia verbale: “Sai che non lascerai il Paese”. Totalmente fuori controllo, ha messo in dubbio l'integrità degli ufficiali di gara, dicendo che la LTA controlla l'ITF “e voi ne fate parte”. Rivolgendosi verso il team britannico ha poi rivolto una serie di offese sia al capitano che a Johanna Konta: in lacrime, la Konta ha addirittura lasciato il campo per qualche minuto. Uscito dal campo, Nastase si è seduto sulla panchina del team rumeno, poi è stato scortato fuori non prima di aver aizzato ulteriormente il pubblico (“condizionando le giocatrici” scrive la sentenza) e prendendosela di nuovo con la Crooks, che stava filmando la sua uscita di scena dall'impianto.

POSSIBILI ATTENUANTI
​Detto che hanno provato a incolparlo anche per il comportamento complessivo, al di là dei fatti specifici, Nastase è stato ritenuto colpevole di tutte le condotte ad eccezione dell'entrata non autorizzata nella lounge del team britannico. Ci sono una serie di circostanze attenuanti: dopo i fatti, ha inviato un mazzo di fiori alle britanniche come segno di scuse (però è stato interpretato come un gesto poco spontaneo, a uso e consumo dei media), mentre ha scritto privatamente a Serena Williams, Anne Keothavong ed Eleanore Crooks. Tra l'altro aveva preparato una nota di scuse da far leggere nel secondo giorno di gara, ma Egli ha impedito che fosse fatto. Nastase ha avuto un comportamento fuori dalle righe e ha certamente violato alcune norme, ma gli unici episodi davvero gravi sono stati quelli sul campo, in particolare la velata minaccia al giudice arbitro “Sai che non potrai lasciare il paese”. Sulle faccende Williams e Keothavong, è stato poco intelligente nel commettere le ingenuità in meno di 24 ore. Non crediamo ci siano dubbi sulla natura scherzosa delle battute, ma erano evidentemente fuori luogo. Detto questo, un procedimento disciplinare è parso quantomeno severo. Più delicato l'attacco verbale alla giornalista, anche se avvenuto in condizioni psicologiche particolari, pochi minuti dopo aver appreso che ci sarebbe stata un'indagine per la frase sul figlio di Serena Williams. Al di là di questo, è evidente che non doveva presentarsi in sala stampa e sparare nel mucchio (ovvero sull'unica britannica presente). Le sue scuse sono state accettate dalla Crooks. Il Tribunale, tuttavia, non ha ritenuto di dare troppo peso all'attenuante. La sentenza è nettamente favorevole all'accusa: l'ITF aveva chiesto 5-10 anni di sospensione dalla Fed Cup, 1-3 anni di lontananza dal tour e 20-30.000 dollari di multa. Sinceramente la condanna ci sembra troppo pesante, soprattutto in termini pecuniari e di presenza ai tornei (dove Nastase, da semplice spettatore, non ha mai creato problemi). Chissà se avrà voglia di appellarsi.

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