LA CRISI È ALLE SPALLE
Vittorie che non sorprendono, visto che nel suo anno d'oro era stata capace di vincere a Katowice (sul cemento indoor) e Bucarest (sulla terra), mostrando un rovescio a due mani da prima della classe. Sempre nel 2015 ha superato Radwanska, Wozniacki e Roberta Vinci, quest'ultima al WTA Elite Trophy di Zhuhai. E pensare che fu una partita persa a farle capire che aveva certi risultati in canna. “A Rio de Janeiro ho giocato la mia prima finale WTA, e fu qualcosa di incredibile. In passato non ero mai arrivata nemmeno nei quarti, allora ho iniziato a credere che forse potevo diventare una grande giocatrice”. Certe sensazioni, smarrite l'anno scorso, sono lentamente tornate nel 2017. A fine ottobre si è imposta a Macon, negli Stati Uniti. Torneo da 80.000 dollari di montepremi, battendo ottime giocatrici come Min, Voegele, Peterson e Duval. In precedenza, aveva raggiunto la finale a Landisville: proprio in quei giorni aveva parlato del suo periodo di crisi, ammettendo che non aveva saputo individuarne la causa. “Lo avessi saputo, avrei cambiato subito. La verità è che non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. Ho perso alcuni match, e con le sconfitte è andata via anche la fiducia. Probabilmente è stata una questione di fiducia. A volte non credo in me stessa e non riesco a giocare bene. Nel 2016 ho vinto 3-4 partite e ho perso tutti i punti. Così ho cambiato alcune cose a inizio 2017, ma nemmeno quelle hanno funzionato”. Con le spalle metaforicamente al muro, Anna Karolina è tornata ad allenarsi con il coach di quando era una ragazzina, Milan Martinec, che era al suo fianco ai tempi delle scuole superiori. Magicamente, ha iniziato a giocare bene. E adesso, forse, il tennis ha ritrovato una potenziale protagonista.