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Marco Caldara
26 March 2018

Cuore d'oro Kyrgios a fari spenti

Prima di affrontare Fognini, Nick Kyrgios ha regalato momenti da ricordare ad alcuni ragazzi sopravvissuti al massacro della scuola di Parkland. Il Miami Open li ha invitati al torneo, e lui ha fatto il resto: ha trascorso del tempo con loro, ne ha invitati alcuni a giocare con lui e ha chiesto a Nike di vestire la squadra della scuola. Il tutto lontano dalle telecamere. Dietro al bad boy c'è molto di più.
In campo qualche stupidaggine l’ha combinata, e se la sua reputazione è macchiata la colpa è principalmente sua, ma col tempo si è capito che il personaggio Nick Kyrgios non è solo come appare o vuole apparire. Dietro alla maschera del “bad boy” che dice di odiare il tennis, e in serata si gioca un posto agli ottavi al Masters 1000 di Miami contro Fabio Fognini, c’è una testa pensante e un ragazzo sensibile, da sempre attento alle questioni umanitarie. Per esempio, ha aperto a soli 20 anni una fondazione benefica, col grande obiettivo – raccontato a ottobre sul blog PlayersVoice – di realizzare un maxi centro sportivo di sua proprietà, da aprire in uno dei quartieri meno ricchi di Melbourne, per togliere i giovani dalla strada e dargli la possibilità di stare insieme e fare sport in maniera gratuita. E anche al Miami Open ha dato una nuova dimostrazione della sua attenzione verso gli altri, regalando dei momenti da ricordare ad alcuni dei ragazzi sopravvissuti al massacro scolastico della Marjory Stoneman Douglas High School della vicina Parkland, dove a metà febbraio un folle ha ammazzato diciassette persone fra alunni e insegnanti. Il Miami Open ha invitato i ragazzi della squadra di tennis dell’istituto a trascorrere un week-end al torneo, organizzando una piccola cerimonia sul Centrale nella serata di sabato, con tanti giocatori raccolti sul campo e il direttore del torneo James Blake che – dopo la proiezione di un paio di video – ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime del massacro. Kyrgios ha detto “sì” anche se una manciata di minuti più tardi sarebbe sceso in campo per il suo match d’esordio contro Dusan Lajovic, e dopo aver vinto la partita si è presentato a sorpresa nella sala che il torneo ha riservato ai ragazzi, col semplice desiderio di trascorrere un po’ di tempo insieme a loro, lontano da telecamere e occhi indiscreti. Nick ha risposto alle loro domande, ha firmato autografi e scattato foto, e li ha anche invitati a giocare con lui il giorno successivo.
VESTITI E CUFFIE PER TUTTI
Detto, fatto: domenica pomeriggio alle 3 in punto era sul campo d’allenamento n.3 insieme a nove ragazzi. Ha scherzato e si è divertito insieme a loro, invitandoli prima a provare a rispondere al suo servizio e poi a vincere un punto contro di lui. Due ragazze ci sono riuscite, ricevendo in cambio quella sorta di calza scaldabraccio che da qualche tempo Nick utilizza sul braccio destro. Il tutto davanti agli occhi di mamma Norleila, che ha ribadito come Nick venga spesso frainteso da media e appassionati. “Il motivo per cui la sua borsa è così pesante – ha detto la madre – è perché è colma di cose che regala al pubblico e ai bambini. Quando giocava nei tornei juniores avevamo iniziato a collezionare gli asciugamani dei tornei, mentre da quando è entrato nel circuito ATP non ne abbiamo nemmeno uno. Li regala sempre tutti. Passare del tempo con i bambini è la cosa che più gli piace, e io adoro guardarlo”. Non contento, il 22enne di Canberra ha chiesto al suo sponsor Nike di vestire gratuitamente la squadra di tennis della scuola, e ha ordinato per tutti un paio di cuffie Beats, quelle che spesso indossa all’ingresso in campo. Piccoli gesti, ma tutt’altro che banali. “Non credo di aver fatto nulla di speciale – ha minimizzato lui – perché dare a dei ragazzi la possibilità di venire a giocare con me e di incontrare dei professionisti non mi costa nulla. Ho reso l’allenamento più divertente per me e ho regalato una bella giornata a loro. Per questi ragazzi è un periodo molto difficile: aiutarli a pensare ad altro per qualche ora è molto importante”. In tutto questo c’è stato un regalo anche per lui, visto che proprio mentre giocava coi ragazzi si è presentato sul campo Gordon Hayward, cestista dei Boston Celtics, la squadra che Nick tifa fin da ragazzino ed è artefice di buona parte del suo amore viscerale per la pallacanestro. Per la sua carriera non è stato un bene, visto che qualche infortunio se l’è procurato giocando a basket, ma Kyrgios è così. Il tennis è solo una piccola parte della sua vita, e il vero Nick non è quello che scende in campo nei tornei.
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