Marco Caldara
17 January 2017

Gli danno del vecchietto. E lui batte i record.

Grazie a un’interminabile maratona da 5 ore e un quarto contro Horacio Zeballos, risolta per 22-20 al quinto set, Ivo Karlovic aggiunge altri tre primati al suo palmarès, a un mese del 38esimo compleanno. È stato il match (e il quinto set) con più game della storia dello Slam di Melbourne. E mai nessuno aveva tirato 75 ace all'Australian Open.
Fra un mese spegnerà 38 candeline, e gli basterebbero età e statura per non passare inosservato. Ma di accontentarsi Ivo Karlovic non ne vuole sapere. Non fa parte del suo dizionario, uno dei più corposi del circuito ATP, e nemmeno di un’indole competitiva che lo spinge a portare (ancora) i suoi piedoni numero 51 in giro per il mondo, con una moglie, una figlia e oltre otto milioni di dollari guadagnati in sedici anni di carriera. E allora continua a giocare, vincere e ritoccare record. Nel 2016 è tornato a prendersi due titoli ATP nello stesso anno, come non gli riusciva dal 2007, e nel nuovo anno gli è bastato il primo turno dell’Australian Open per siglare altri tre primati in un colpo solo. Bastato si fa per dire, visto che l’assegno del secondo round se l’è guadagnato passando 5 ore e 14 minuti sullo stesso Campo 19, contro un Horacio Zeballos mai domo fino al 6-7 3-6 7-5 6-2 22-20, siglato a suon di ace. Deve aver pensato che lo Slam di Melbourne mancava alla sua personalissima collezione, che comprende il record di ace in Coppa Davis (e suo personale, 78), al Roland Garros e allo Us Open, fatto nel 2016 contro il povero Yen-Hsun Lu, “bucato” 61 volte in 5 set. Così, visto che quello di Wimbledon – complici Isner e Mahut – è praticamente irraggiungibile, è andato a prendersi il primato dell’Australian Open. Dal primo al penultimo game ha lasciato immobile Zeballos per 75 volte, e chissà quante altre l’argentino ha sfiorato la palla, o l’ha solo colpita, o ha risposto lungo, largo o in rete. Una tortura. Ma guai a tirare fuori la solita storia del “solo servizio”: nel match ci sono stati cinque break, e non è Zeballos ad averne fatti quattro. Lui le bombe del dr. Ivo le ha disinnescate una volta sola, nel secondo set, quando l’idea di vincere il match non aveva ancora stuzzicato il croato. Poi Karlovic si è svegliato, ha vinto terzo e quarto ed è andato a regalare due record condivisi all’argentino: il match con più game nella storia “Open” del torneo, 84 (uno in più di Roddick-El Ayanoui nel 2003), e il quinto set con più game dell’Australian Open: 42 giochi spalmati in 157 minuti. Per la durata, invece, resistono le 5 ore e 53 della finale Djokovic-Nadal del 2012.
“NON HO IDEA DI COME FARE A RECUPERARE”
Per Zeballos resta una magra consolazione, tanto che getterà pure le foto ricordo (altro che selfie!) e appena dopo il KO ha usato Twitter per definire una follia l'assenza del tie-break al quinto set, mentre per Karlovic è un altro circoletto rosso sul librone della sua carriera. C’è da scommettere che scambierebbe tanti record con una vittoria sul 2-2 dell’ultima finale di Coppa Davis, quando si è sciolto come un gelato contro un Delbonis che indoor aveva vinto sì e no una manciata di match in vita sua. Ma è acqua passata. Nel presente c’è almeno un altro anno di tennis, iniziato col piede giusto. Una palla-break concessa sull’10-10 poteva rovinargli la festa, ma la risposta del rivale è rimasta sulla racchetta. Mentre quando è toccato a lui non ha sbagliato. Sul 21-20 e 15-40 gli è sfuggito il primo match-point, ma non il secondo: ha risposto e si è inventato un lob di rovescio col taglio “sotto” che ha costretto Zeballos a indietreggiare, girare intorno alla palla e steccare di diritto. Una liberazione per lui come per lo scommettitore che ha atteso il suo successo per un’intera mattinata, per chiudere una giocata multipla da sei match (gli altri erano le vittorie di Konta, Garcia, Serena, Konijuh e Monfils) che gli ha fruttato la bellezza di 86.850 dollari. Non gli cambieranno la vita, perché o è un folle o per puntare 15.000$ non deve avere problemi economici, ma visto come la vincita è arrivata se la ricorderà a lungo. Idem – e pure con una cifra simile: il secondo round ne vale 80.000 – per il croato, che in conferenza stampa ha confessato di aver pensato di provare a rapire il record assoluto a Isner-Mahut. “Mi sarebbe piaciuto, ma va bene anche così”, ha detto ridendo. “Mi fa male la schiena, il ginocchio, il gomito, e tante altre cose, ma ci sono abituato. Non dimenticherò questo match: sono le giornate come questa che ci aiutano a realizzare quando sia splendida la vita da tennista. La mia non finirà presto”. Come il suo Australian Open, spera, non finirà al secondo turno. Non spaventa la wild card Andrew Whittington (190 ATP), un po' di più il dover recuperare oltre 5 ore di fatiche, a quasi 38 anni. Ma lui è l’uomo dei record…
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