SFARZO INIZIALE
Il 2 marzo 2014 fu effettuato il primo draft, in perfetto stile NBA, cui parteciparono soltanto Bangkok, Mumbai, Singapore e Dubai. Un paio di mesi dopo, la squadra di Bangkok sarebbe stata sostituita da quella delle Filippine. Nella più totale confusione, hanno partecipato alla prima edizione soltanto quattro squadre (rispetto alle sei inizialmente previste): Manila Mavericks, UAE Royals, Indian Aces e Singapore Slammers. Nonostante le enormi difficoltà logistiche, l'interesse mediatico fu enorme: la presenza di tutti i migliori giocatori, almeno per una partita, accese il clamore in un periodo solitamente privo di eventi. Pagando ingaggi faranoici, l'IPTL portò Federer, Nadal, Djokovic, Serena, Sharapova e tanti ex campioni a giocare in posti improbabili come Saitama, Manila o Hyderabad. Lo sfarzo era assoluto, così come l'esposizione TV: tramite una serie di accordi, l'evento fu trasmesso in 125 paesi, per un potenziale pubblico di 300 milioni di famiglie. Gli spostamenti da una sede all'altra avvenivano in jet privati, e tutto era rigorosamente documentato da foto e filmati. Per un paio di settimane, il tennis era entrato in una nuova dimensione, un incrocio tra NBA, wrestling e carrozzone professionistico da anni 50-60. Ma d'altra parte c'erano i soldi, molti soldi. Pensate che il primo draft fu regolato un salary cap di 10 milioni di dollari (!). Il modello di business era chiaro: spese enormi, ma incassi altrettanto importanti da tre fonti principali: le franchigie stesse (acquistarne una costava fiori di quattrini), gli sponsor (arrivarono partner di portata mondiale come Coca Cola, addirittura title sponsor, e Qatar Airways) e una notevole copertura TV. Evidentemente, qualcuno aveva sbagliato i calcoli. Tuttavia, il modello di business sembrò ancora sostenibile.