Parlando di tennis e attrezzatura, ci si concentra molto spesso sul tipo di telaio utilizzato ma solitamente molto meno sulle corde montate, come pure sulle modalità e sulla qualità dell’incordatura... L’incordatura effettuata è in realtà il vero e proprio elemento chiave, in grado di cambiare in modo radicale la risposta della racchetta all’impatto con la palla, sia in termini di potenza percepita, di controllo, di presa delle rotazioni come pure, si badi bene, di possibili ripercussioni fisiche sulle articolazioni di polso, gomito e spalla.
Le corde, volendo fare un paragone anomalo ma calzante, possono essere considerate come le gomme di una moto, in grado di esaltare le prestazioni di un motore sportivo pieno di cavalli fornendo tenuta e controllo massimi, oppure consentendo a un motore progressivo e blando di viaggiare sempre al regime ottimale, massimizzando la resa e il comfort di marcia.
Il paragone motociclistico consente pure di introdurre una fondamentale considerazione riguardante la durata: gomme da gran premio, con elevatissima tenuta, sono ovviamente ottimizzate per dare il meglio ad alte prestazioni e su tempi di utilizzo medio-brevi; al contrario pneumatici da turismo e gran turismo sono in grado di assicurare una resa di tutto rispetto, omogenee e per periodi più lunghi ma senza i picchi di prestazioni che i primi possono fornire. In questo le corde da tennis sono del tutto similari, con un unico problema, passatemi la battuta, che la maggior parte dei tennisti (o almeno buona parte) sale in sella a una moto da gran premio settata con gomme da tempo per farci il giro della “Sagra della Bruschetta”.