Oggi si chiude, in programma tre finali. Si gioca per il trofeo maschile e per i due doppi (foto Brigitte Grassotti)

ZVEREV-JARRY (non prima delle 17)
Ventuno tornei vinti contro tre, undici finali Masters 1000 raggiunte contro una, quaranta milioni di dollari incassati di soli premi contro 5, quattro confronti diretti a due (2-2 sul “rosso”). Almeno apparentemente, quella tra Alexander Zverev, numero 5 del mondo, e Nicolas Jarry (24) è una finale piuttosto squilibrata. Solo nel numero degli aces romani (49 a 45) e nell’altezza (201 centimetri contro 198). il cileno è superiore al suo avversario.

Il tedesco – quest’anno semifinalista agli Open d’Australia e a Miami – è alla terza finale romana e cerca il bis del successo ottenuto nel 2017 contro Djokovic. Non vince da settembre scorso (a Chengdu in Cina), ma dopo il terribile incidente ai legamenti subito nel 2022 al Roland Garros conquistare un torneo di questa portata significherebbe davvero un nuovo inizio per la carriera di un ragazzo che ha ancora soltanto 27 anni. E poi, in palio c’è anche il quarto posto nel ranking Atp, scavalcando Medvedev, cosa che gli consentirebbe – nel torneo di Parigi che scatterà domenica prossima – di incrociare i vari Djokovic, Sinner e Alcaraz (sempre che qualcuno non rinunci…) non prima delle semifinali. A Roma vanta anche una finale persa e una semifinale, quest’anno ha superato Vukic, Darderi, Borges, Fritz e Tabilo, soffrendo, e tanto, solo con il mancino cileno, battuto in rimonta.

Da parte sua Jarry, 28 anni, a Roma non aveva mai vinto una partita. Chiuso il 2023 al 19º posto della classifica (rilanciandosi alla grande dopo la squalifica di undici mesi in un caso di doping per “negligenza”), quest’anno non era partito bene: una finale a Buenos Aires con un successo su Alcaraz, i quarti di Miami e poco altro. Arrivato al Foro Italico dopo tre sconfitte di fila al primo turno sulla terra battuta, è improvvisamente risorto ed ha battuto Arnaldi, Napolitano, Muller, Tsitsipas e Paul. Nella classifica “live” è già 17º (e sarebbe il suo nuovo record), in caso di vittoria guadagnerebbe altre due posizioni. E’ solo il terzo cileno a raggiungere la finale a Roma, qui vinse nel 1998 Marcelo Rios, giocatore però di diversa levatura tecnica rispetto al buon Nicolas.

In panchina Zverev ha il padre come allenatore, Alexander senior, Jarry può invece vantare (ma solo come nume tutelare) il famoso nonno, quel Jaime Fillol che nel 1976 contese all’Italia la vittoria in Coppa Davis. Ci aspettiamo bordate di servizio e grandi botte di rovescio (Sascha) e dritto (Nicolas), avrà la meglio chi riuscirà più spesso a prendere l’iniziativa o forse chi avrà smaltito meglio la fatica delle partite di venerdì.
L’ultima finale senza uno dei primi quattro del mondo in campo risale al 2005, al primo trionfo di Nadal – che comunque era la testa di serie numero 5 – su Guillermo Coria (numero 9). Insomma, non sarà sicuramente la finale che sognavamo ma spettacolo e divertimento non dovrebbero mancare.
   
I DOPPI
Si comincia con gli uomini, alle 12 Granollers (spagnolo) e Zeballos (argentino), teste di serie numero 1 e vincitori nel 2020 a Roma (Granollers ha trionfato anche nel 2012 con Marc Lopez), affronteranno il salvadoregno Arevalo e il croato Pavic (vincitore qui due volte con Mektic), che hanno superato in semifinale Bolelli e Vavassori. A seguire, non prima delle 13.30, toccherà alle nostre Errani e Paolini andare all’assalto della statunitense Gauff, numero 3 del mondo, che per la prima volta – stante l’infortunio di Pegula – ha fatto coppia con la neozelandese Routliffe. Coco ha vinto in carriera 8 tornei di doppio e due volte è arrivata in finale in uno Slam. Cinque i successi per Routliffe, trionfatrice nel 2013 agli Us Open con Gabriela Dabrowski. Da parte sua, l’infinita Errani ha vinto 29 tornei di doppio, tra cui 5 titoli dello Slam (tutti in coppia con Roberta Vinci) mentre Paolini ha conquistato tre titoli, due con Sara. Finale equilibrata, non ci resta che tifare.