dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray GiubiloAveva cominciato prendendo a pallate il suo avversario Simone Bolelli

dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo

Aveva cominciato prendendo a pallate il suo avversario Simone Bolelli. Due game e mezzo, quelli nel primo turno dello slam newyorchese, di dominio assoluto e totale sullo svizzero Stanislas Wawrinka. Numero 10 delle classifiche mondiali e vicerè svizzero capace di accaparrarsi, in coppia con Sua Maestà Roger Federer, la Medaglia d’Oro a Pechino 2008, si è visto arrivare addosso un treno. Dritti vincenti, prime palle fortissime e seconde alte e cariche. Al via un break, poi il turno di servizio tenuto in scioltezza dal Nostro. Profumo di secondo break, profumo forte, molto intenso. Ma lo svizzero si risveglia in quel momento. Esce con classe dalla diagonale “rovescio su rovescio”, lo fa sventolando quel lungolinea che è il suo marchio di fabbrica. Col diritto tiene e quando può accelera il buon Stanislas, col rovescio invece fa male. Poi via di pari passo con i servizi fino al tie-break, giocati da entrambi a buon livello. Poi un paio di brutti errori del “Bole”, soprattutto quello che ha dato la prima partita all’avversario fa arricciare il naso: un diritto alto in mezzo al campo affossato in rete. Gli altri due set invece sono scivolati dalle mani del nostro dritti dritti in quelle del cugino d’oltralpe che ha chiuso la pratica col punteggio di 7-6 6-3 6-3. Un bel match comunque, giocato da due che se ne facciamo un discorso di stili di gioco si assomigliano abbastanza. Puliti ed eleganti. “Ha giocato meglio di me, ha fatto la differenza nei punti importanti” – ha detto in conferenza stampa Simone – “io è in quello che devo ancora migliorare. Mi manca solo un po’ di fiducia perché dopo Wimbledon non ho vinto tante partite. Tutto qui!”.

Anche Fabio Fognini esce di scena. Lo fa in un match lungo più di tre ore e cinque set. Prende il break fatale sul quattro pari del parziale decisivo, tutto in favore dell’americano Wayne Odesnik. Una partita caotica, altalenante e tutta su e giù per il ligure. Che ha anche preso un warning per lancio di racchetta e un penality point sempre per lo stesso motivo. “Sono un ragazzo così – ha confessato Fabio – non mi so tenere dentro nessuna emozione, la devo esprimere in qualche modo: oggi ero deluso dal modo in cui l’arbitro ha condotto tutta la gara”. Motivazione ufficiale anche per la mancata stretta di mano finale con l’uomo sul seggiolone.

A compensare l’amaro per i due ragazzi in ballo oggi a Flushing Meadows, il sorriso di due fanciulle nostrane. Francesca Schiavone ha lottato contro la spagnola Llagostera Vives, ha sofferto tanto, specialmente all’inizio quando non riusciva a venire a capo della profondità continuata dell’avversaria, ma è stata lì, sempre sul pezzo, a conquistare una vittoria che la porta al secondo turno. Cui è approdata pure l’altra azzurra Sara Errani, capace di dominare con la consueta grinta la croata Jelena Kostanic. Successo deciso e che fa ben sperare, soprattutto per dar quel senso di continuità che i suoi risultati estivi (vittoria a Palermo e a Portorose, i primi due titoli Wta in carriera) richiedono. Non bene Karin Knapp, che ha subito un brutto 6-0 6-3 dalla ceca Iveta Benesova.

Per guardare in casa non-nostra ma del numero 1 del mondo, la casa degli spagnoli, c’è stato l’esordio della prima testa di serie numero 1 in uno Slam che non rispondesse al nome di Roger Federer dal 2004 a questa parte. Rafael Nadal ha vinto il suo match d’esordio contro il tedesco Phau. Ha vinto ma non convinto l’iberico, che d’altronde aveva iniziato un po’ così e così anche la scalata all’Oro olimpico. Ha avuto bisogno di due tie-break, nel primo e nel terzo set. Ha sbagliato qualcosa di troppo, forse ha pagato quella pressione che solo il primo della lista sente, quella aurea di uomo da battere che ti circonda quando sei lassù e che magari ti fa pesare un po’ di più la racchetta, come un bel piombino piazzato nel cuore dell’attrezzo. "Ma l’obiettivo per me non cambia, resta lo stesso di sempre: vincere!".