Simone Vagnozzi e Flavio Cipolla, tra aneddoti del passato e la nuova vita da coach

In una doppia intervista, Simone Vagnozzi e Flavio Cipolla si raccontano tra passato e presente. Aneddoti, ricordi e tanto altro rivelati dai coach di Stefano Travaglia e Gianluca Mager, entrambi classe 1983 con una carriera quasi parallela.

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Da sinistra a destra: Simone Vagnozzi Francesco Aldi e Flavio Cipolla 


 

Un passato e un presente simile, giocatori dal grande temperamento e ora coach di livello. I classe 1983 Simone Vagnozzi e Flavio Cipolla fanno un tuffo agli anni da giocatori, chiosando con pareri tecnici e tattici sui propri allievi. 'Simo' (così lo chiama Cipolla) e 'Cipo' (così lo chiamano tutti) stanno raccogliendo risultati di rilievo da allenatori, rispettivamente alla guida di Stefano Travaglia e Gianluca Mager. Quest'ultimi rappresentano anche due delle realtà più positive del nostro movimento, in salute non solo grazie ai successi di Berrettini e Fognini. In un'intervista in diretta Facebook su Sportface.it, i due coach partono col descriversi a vicenda facendo riferimento agli anni passati sul circuito: "Flavio è stato un giocatore estroso - racconta Vagnozzi - un po' particolare come modo di giocare. Sicuramente uno dei back migliori del circuito, una grande varietà di gioco. La qualità che lo contraddistingueva? Non mollare mai, era un cagnaccio. Se poteva vincere la partita la vinceva". Il trentasettenne di Ascoli Piceno si espone anche sulle sue migliori vittorie in carriera: "Ricordo con piacere i successi su Juan Monaco a Barcellona nel 2011, Dimitrov in un Challenger, Fognini e anche Wawrinka, che però era un po' più 'scarsetto' rispetto ad oggi". Medesima domanda rivolta a Cipolla, che non può non fare riferimento a Madrid 2011: "La vittoria su Roddick è al primo posto, sia per la caratura del giocatore che per il palcoscenico. Al secondo posto metterei quella su Wawrinka a Chennai nel 2009. Anche con Tursunov in Australia vinsi una grande battaglia, 7-5 al quarto, sempre nel 2009. Che tipo di giocatore era Vagnozzi? Molto intelligente - spiega il romano - rapido e furbo in campo. Il colpo migliore sicuramente la smorzata di dritto, forse la faceva anche meglio di me (ride, ndr)".

Spazio anche per un aneddoto singolare, raccontato con enfasi da Simone Vagnozzi e risalente ad uno dei suoi primi tornei satellite in Portogallo: "C'eravamo io, Di Mauro e Vincenzo Santopadre. Loro si fermarono ad un internet point per chattare, io andai in hotel - ricorda -. Alessio (Di Mauro, ndr) mi raccomandò di prendergli la borsa prima di salire in albergo, io non ero attentissimo, stavo parlando al telefono. Scesi dal taxi e mi dimenticai del borsone. Lui tornò dopo un'ora e pensò che lo stessi prendendo in giro. Mi misi le mani nei capelli, eravamo disperati. Passammo tutta la notte a cercare il tassista. In tarda serata riuscimmo a rintracciarlo. Scese, aprì la macchina e trovammo la borsa di Di Mauro che il giorno dopo avrebbe dovuto giocare".

Sempre Vagnozzi, ritornando a temi più tecnici, non ha dubbi che il passato lo abbia aiutato a crescere rapidamente come allenatore: "Le esperienze che abbiamo avuto da giocatori sono dentro di noi e sono importanti - afferma con chiarezza -. Man mano che facciamo il nostro lavoro tentiamo di aggiornarci e vedere come si allenano gli altri giocatori. Poi valutiamo cosa è meglio per i nostri allievi. A me già da giocatore piaceva vedere le partite, ho sempre pensato di fare questo lavoro. Ero quasi sicuro di riuscire a rendere meglio da allenatore che da giocatore". Su una diversa linea d'onda invece Cipolla: "Come dice Simone spesso ci siamo trovati a giocare da soli. Si vedeva che lui avrebbe fatto il coach. Io sinceramente non ci pensavo proprio, non pensavo al dopo. Non mi sono mai messo a riflettere ad una carriera da allenatore. Ho iniziato dopo l'infortunio, negli ultimi anni", conclude.

Simone Vagnozzi e Stefano Travaglia 

Simone Vagnozzi ha iniziato con anticipo rispetto a Cipolla la carriera da allenatore e vanta già un paio di esperienze importanti, tra cui quella con Marco Cecchinato e quella attuale con Stefano Travaglia, ormai insediatosi prepotentemente in top-100. Per Flavio il 2020 da allenatore è partito alla grande. Un lavoro certosino quello che sta svolgendo con Gianluca Mager, finalista a Rio de Janeiro e vera rivelazione di questo avvio di stagione: "Una grandissima settimana e delle bellissime emozioni - ammette Cipolla -. È stato un risultato inaspettato, anche se Gianluca lo vidi molto bene nei giorni precedenti. Mancava il risultato, ma stava già migliorando molto. Siamo arrivati in Brasile e si sono incastrate molte cose. Nelle qualificazioni ha vinto due match in maniera netta, ci sono state un sacco di prime volte per lui, è riuscito a gestirle in maniera incredibile e c'è stato anche un lieto fine: è arrivato in finale e ha giocato benissimo contro Garin". I complimenti arrivano anche da Vagnozzi: "Ha due colpi da fondo campo buonissimi - dice descrivendo il sanremese - è migliorato molto negli ultimi mesi. Penso che Flavio gli possa dare quell'ordine fuori dal campo, ma anche dentro nelle giocate che non aveva. Rispetto all'anno scorso vedo un Mager diverso".

Menzione doverosa anche per Travaglia, direttamente da Cipolla, che ne sottolinea i miglioramenti: "Ha grandi margini, l'ho rivisto in Atp Cup, era da un po' che non lo incrociavo dal vivo. Mi è piaciuto veramente tanto, giovava benissimo e serviva benissimo. L'ho visto migliorato come ordine di gioco, solido dalla parte del rovescio".

Ritornando sulle rispettive carriere, Simone ha qualche sassolino rimasto incastrato nella scarpa: "Potevo fare meglio molte cose, ho dei rimpianti - racconta -. Ho fatto molti errori, ora provo a non farli ripetere ai giocatori che alleno. Ognuno ha la propria storia. Erano anche altri tempi, eravamo lasciati molto a noi stessi, anche se le esperienze mi hanno aiutato a crescere". Chiude il capitolo Cipolla che si dice soddisfatto per quanto espresso complessivamente sul campo: "Ho dato quasi tutto. Potevo lavorare meglio su alcune cose tecniche. Ecco mi sarebbe piaciuto molto fare le Olimpiadi, non sono entrato per pochissimo nel 2012. Quello è il mio rimpianto".

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