Altro grande traguardo è stato l’esordio nel circuito maggiore, con il torneo di Firenze. Maestrelli ha rubato la scena a J.J. Wolf per oltre un set, prima di arrendersi all’esperienza dell’americano. Un esordio particolare, vista anche la cornice e l’aria di casa: “Ero molto motivato perché ero vicino a casa. C’erano tutti: amici, la mia ragazza, la mia famiglia e i miei allenatori, persone che mi conoscono da quando sono bambino. Questo mi dava tanta carica ma allo stesso tempo mi ricordo che ero abbastanza teso, bello inchiodato all’inizio. Ho pensato di mettere tanta energia. Per fortuna avevo buone sensazioni anche a livello tecnico, e questo mi ha fatto iniziare subito bene. Mi ricordo che per un set e mezzo ho giocato un tennis eccezionale, purtroppo ho avuto poi un piccolo calo, complice l’avversario che poi ha cambiato marcia e mi è salito sopra. Ho davvero un bel ricordo di quella partita, che nonostante la sconfitta mi ha dato tanta consapevolezza e tanta motivazione per il futuro. Mi è dispiaciuto perdere ovviamente, non mi piace nemmeno perdere a pittino la mattina”.
A proposito di aria di casa, Maestrelli ha spiegato come nasce il suo soprannome, “il drago di Pisa”: “È nato in una situazione goliardica: eravamo a Todi e un giornalista mi ha detto che avrei dovuto giocare sul centrale il giorno successivo e mi avrebbe fatto lui la presentazione. Mi ha chiesto come avrei voluto essere chiamato, io ero lì che mangiavo un gelato e bevevo una Coca-Cola, gli dissi Drago di Pisa scherzando, sperando che non lo facesse veramente, ed è rimasto impresso a tutti”.
Si parla di golden generation italiana. Non solo per i nomi notissimi che occupano le posizioni più alte del ranking, ci sono tanti talenti in arrivo, tra cui anche Maestrelli. C’è un bel legame tra i tanti giovani, e questi sono i motivi secondo Francesco: “Il rapporto che c’è tra noi è costruttivo. Non è stato un caso che quest’anno tutti abbiamo vissuto la miglior stagione della nostra giovanissima carriera, perché siamo amici e ci sproniamo a vicenda. La cosa bella è che non c’è nessun tipo di influenza negativa tra noi, anzi ogni impresa che uno compie è fonte di motivazione per gli altri, per poter fare bene alla stessa maniera, o anzi meglio. Questo è stato un elemento aggiuntivo quest’anno tra di noi. Per quanto riguarda me, ho un buon rapporto con Luca [Nardi], perché ci conosciamo da quando eravamo veramente piccoli piccoli e la prima volta che abbiamo giocato insieme avevamo undici anni ed eravamo a un torneo che non ricordo. Siamo molto compatibili a livello personale e quindi abbiamo stretto un bel rapporto, particolarmente significativo rispetto agli altri, ma con tutti c’è un bel legame”.
Cosa c’è nel futuro del giovane Francesco Maestrelli? Lui la pensa così: “Per quanto riguarda la prossima stagione mi piacerebbe avvicinarmi il più possibile ai 100, è l’obiettivo un po’ più proibito. La verità è che mi piacerebbe consolidare il livello di quest’anno, e sono cosciente che sarà complicato soprattutto nella parte estiva. La prima volta che affronti il circuito non dico che sia più semplice, ma è comunque un po’ in discesa perché nessuno ti conosce e voli un po’ sulle ali dell’entusiasmo, non ti poni limiti e non sai neanche quello che stai facendo. Il secondo anno è il più difficile, devi consolidare, devi dimostrare di essere veramente degno di quello che hai fatto vedere l’anno prima. Ho avuto la fortuna di fare delle bellissime esperienze quest’anno, e mi piacerebbe un giorno essere protagonista della squadra di Davis, perché ho visto l’atmosfera e sono rimasto estasiato dall’aria che si respira in quel frangente lì. Oltre a poter giocare il torneo di casa per eccellenza a Roma, con un bel piazzamento, mi piacerebbe guadagnare la possibilità di giocare da protagonista in Davis e visto che conosciamo bene gli esponenti della squadra sarebbe una cosa importante a livello anche di qualità e di ranking”.