Fra le quattro semifinaliste delle Davis Cup Finals, l’Italia è stata l’unica a superare i quarti senza il favore dei pronostici, dopo che i forfait di Sinner e Berrettini avevano spostato l’attenzione dalla parte degli Stati Uniti. Ora, se vorranno avanzare in una finale che manca dal 1998, quando l’attuale presidente ATP Andrea Gaudenzi si sfasciò una spalla al forum di Assago facilitando la vita ai rivali della Svezia, gli azzurri dovranno ripetere il giochino in un duello contro il Canada che i bookmakers ritengono ancora più complesso del precedente, malgrado le ottime prestazioni del quartetto azzurro contro gli statunitensi.
Fosse una battaglia di sistema, oggi fra Italia e Canada non ci sarebbe storia: i nordamericani hanno solamente tre giocatori nei primi 200 del mondo, mentre l’Italia può vantarne qualcosa come diciannove, fra i quali numerosi dei giovani più interessanti del pianeta. Ma la Davis, ancora meno quella attuale con format ridotto e gli ultimi tre turni condensati in sei giorni, pare più propensa a premiare la qualità piuttosto che la quantità. Lo dimostra la Croazia, che con due top-100 in croce è la nazione che sta arrivando in fondo più spesso, e provano a ribadirlo dal Canada.
Addirittura, senza Felix Auger-Aliassime e Denis Shapovalov che avevano disertato lo spareggio di marzo il loro cammino in Davis era terminato con una netta sconfitta per 4-0 contro i Paesi Bassi, senza alcun set vinto. Poi l’esclusione della Russia ha aperto un posto, sono stati ripescati e ora sognano. Se si limita lo sguardo ai presenti a Malaga, la qualità del team capitanato da Frank Dancevic è più alta rispetto a quella della nazionale azzurra (e anche delle altre sette partenti), perché Felix Auger-Aliassime è superiore a Lorenzo Musetti e Denis Shapovalov a Lorenzo Sonego.