Infortuni, Covid e una continuità mai trovata. Il 2020 di Matteo Berrettini non è stato quello che lui stesso si aspettava dopo la stagione della consacrazione e l'ingresso in top-10. Ora sembrano esserci tutti gli ingredienti per cominciare al meglio la nuova stagione: un 2021 che culminerà con le Atp Finals a Torino e passerà per i Giochi Olimpici di Tokyo. Berrettini vuole farsi trovare pronto: “Il fatto che le Finals si giochino qui è uno stimolo in più. Quando mi sono qualificato per Londra a inizio stagione mai lo avrei immaginato. Detto questo non ci si deve nascondere dietro un dito, ma continuare a sognare in grande. Senza che diventi un’ossessione".
Sulle Olimpiadi rimandate di un anno: "Sono il mio sogno, fin da bambino quando le guardavo in tv - prosegue in un'intervista a La Stampa -. Le mie gare preferite erano i 100, 200 e 400. Quando c’era Bolt si fermava tutto. Ma seguivo anche la Vezzali, la Pellegrini e gli altri campioni italiani. Voglio assolutamente esserci”. Poi due battute su Sinner che potrebbe tentare l'agguato ai vertici già nei prossimi mesi: “Jannik ha la testa sulle spalle, credo sappia gestire la pressione. Spero che ciò lo aiuti, e non lo freni, ma i più forti hanno sempre dovuto farci i conti, non si scappa”.
Matteo ci tiene comunque a rivivere qualche passaggio dell'anno pandemico: "Vedere gli stadi vuoti è stato allucinante - rivela il numero uno d'Italia -. Flushing Meadows, ma anche il Foro italico. La prima volta che ho preso un aereo dopo il lockdown mi sembrava di essere in un film di zombie. Fra tennisti siamo abituati ad abbracciarci, la mancanza di contatto fisico mi ha fatto senso. Nulla di fondamentale, ma ho capito quanto mi mancava”.