TORNERA' A VINCERE
Che differenza con il 2009, quando lo svizzero perse la lucidità per qualche minuto: “Oddio, tutto questo mi uccide” disse dopo la sconfitta contro Nadal, sullo stesso campo, nella stessa finale. E scoppiò in lacrime. Rafa fu il primo a consolarso. Senza volerlo, Roger gli aveva rubato la scena. Per Nadal è diverso: anche lui ha pianto, ma lo ha fatto nell'intimità degli spogliatoi (dopo la sconfitta a Wimbledon 2007, per esempio), o quando pensava di essere al riparo da telecamere impiccione (ricordate il pietoso rientro negli spogliatoi dopo la sconfitta con Fognini allo Us Open 2015?). Federer è stato il giusto vincitore dell'Australian Open, ma la perniciosa abitudine di salire sul carro del vincitore ha fatto dimenticare Nadal. In pochi gli hanno concesso l'onore delle armi, relegandolo a comparsa, addirittura rimettendo in discussione una storia che gli dà ragione. “Quanti Slam avrebbe vinto Federer se i campi in cemento fossero stati veloci come quelli di questo Australian Open?” è una delle riflessioni più in voga in queste ore. Opinioni, ci mancherebbe. Ma è come delegittimare i successi di Rafa, dimenticando che Federer non ha mai violato il Roland Garros contro lo spagnolo, mentre Nadal è riuscito a batterlo a Wimbledon (ok, su un giardino liberato dalla festuca perenne...). E che sul campo super-veloce di Melbourne, nonostante 24 ore in meno di riposo, è arrivato a tanto così dal successo. Ma non serve riaprire l'eterna discussione su chi sia il più forte tra. Semmai, è doveroso restituire a Nadal un onore delle armi scippato da un'onda emotiva che ha trasceso il nostro piccolo mondo, planando nell'informazione mainstream. La visione più lucida l'ha avuta proprio Federer, che ha parlato di una partita “da pareggio” e ha dispensato frasi tanto belle quanto sincere all'indirizzo del rivale. Perché anche Roger ha grande classe, pur avendo un rapporto meno sereno con la sconfitta. E' diverso il discorso per tanti (mica tutti!) suoi sostenitori, travolti da un processo di divinizzazione senza precedenti, amplificato dagli altoparlanti virtuali del web. Nadal non è visto per quello che è, ovvero un magnifico campione, ma per l'antieroe che ha impedito a Federer di frantumare qualsiasi record. Un guastafeste o poco più, ruolo che negli ultimi anni avevano appioppato a Novak Djokovic. Una visione quasi offensiva per Rafa e per tutto quello che ha dato e che – si è capito a Melbourne – continuerà a dare. Accogliendo la sconfitta in questo modo, Nadal ha gettato le basi per tornare a vincere. Riprenderà a farlo, e quando succederà saprà gestire la vittoria come ha sempre fatto. Da gran signore. Quelli che lo amano faranno altrettanto, perché in questi anni hanno compreso il valore e la nobiltà della sconfitta. Lo hanno compreso meglio di altri. E per questo non sporcheranno di volgarità la vittoria. E quel video di 14 minuti e 46 secondi tornerà ad essere un ricordo.