di Gabriele Riva – foto Ray GiubiloDa dove cominciare? Da Roger Federer che perde un set prima di dominare Fernando Gonzalez? O da Gael Monfils che si scrolla di dosso quel velo d’eterno incompiuto e mezzo cavallo pazzo e centra la semifinale nello Slam di casa? Seguiamo la linea dei francesi, che hanno privilegiato, piazzandolo sul centrale, il cavallo di casa

di Gabriele Riva – foto Ray Giubilo

Da dove cominciare? Da Roger Federer che perde un set prima di dominare Fernando Gonzalez? O da Gael Monfils che si scrolla di dosso quel velo d’eterno incompiuto e mezzo cavallo pazzo e centra la semifinale nello Slam di casa? Seguiamo la linea dei francesi, che hanno privilegiato, piazzandolo sul centrale, il cavallo di casa. Gael Monfils, fisico da leone e continuità rivedibile, almeno fino a ora, scendeva in campo sul Chatrier per arrivare dove nessun suo compatriota era arrivato negli ultimi sette anni, in semifinale dello slam di casa. L’ultimo era stato Sebastien Grosjean, sette anni fa appunto. Più o meno quando in Francia si cominciava a parlare bene, molto bene del trio Monfils-Ouanna-Tsonga. Cenni storici a parte Gael si è messo a remare due metri fuori dalla riga di fondo contro uno che di solito fa della remata uno stile di vita, lo spagnolo David Ferrer. E invece questa volta ha fatto corto circuito, si è spazientito, ha cominciato a sbagliare col rovescio (caso raro in carriera) e pure col diritto (caso unico in carriera). Quattro set sono bastati e avanzati, il quarto è stato come se non fosse neanche iniziato tanto era finito già in partenza.

Migliorare l’impresa di Grosjean sarà difficile però, perché sulla via di Monfils c’è il numero uno del mondo Roger Federer. Un Rogi partito male contro il cileno Fernando Gonzalez ma rinsavito subito dopo i due break concessi all’avversario a perdere il primo parziale (6-2). Il resto è stata una passeggiata, break a ripetizione senza subirne alcuno. Venerdì è la giornata della verità, le due semifinali maschili una via l’altra, Djoko e Rafa e lui e Monfils. Qualche spunto interessante dovrebbe pur arrivare, che dite?

Delineata ieri anche l’altra semifinale femminile, quella della parte bassa del tabellone, dopo che già si era a conoscenza del derby serbo Ivanovic-Jankovic nella zona alta. Bene, altro giro, altro derby, russo questa volta. Di possibilità ce n’erano assai, visto che tre delle quattro quarto finaliste venivano proprio dalla terra del Cremlino. L’unica intrusa era Kaia Kanepi, estone, peso massimo, gran botte da fondo, ma in difficoltà se mossa. Ci ha pensato Svetlana Kuznetsova a regolarla: due set e via. Ben più lottata la sfida, ancora tutta russa, tra Elena Dementieva e Dinara Safina. Con la sorella di Marat che per la seconda volta in due turni consecutivi (era già successo contro la Sharapova) è finita a un passo dal baratro per poi arrampicarvisi con le unghie, risalire e trascinarci dentro l’avversaria. Sopra di un set e 5-2, la bella Elena ha fatto black out, prima 5-5, poi tie-break, poi terzo set. Finito in fretta: 6-0 Safina.

Le foto in bianco e nero? Un tocco artistico del nostro Ray. E poi, trattasi di un eterno incompiuto (fino a oggi) e di una sorella minore in età e fama (fino a oggi) di un vero personaggio: in fondo sono due storie che si meritano un certo alone di poesia no?