In occasione del Gran Gala organizzato dal “Mundo Deportivo”, il maiorchino è tornato a parlare a oltre due mesi dal suo ritiro dal tennis giocato e di come – per ora – non ne senta la mancanza

Foto di Matt McNulty/Getty Images for ITF

Sono passati oltre due mesi e mezzo dall’incredibile notte di Malaga, dove Rafael Nadal ha posto fine alla sua carriera e ha iniziato quella che lui stesso ha definito “una nuova sfaccettatura della mia vita”. Il tennista maiorchino è infatti tornato a parlare della sua nuova vita, e lo ha fatto in occasione del Gran Gala organizzato dal “Mundo Deportivo” – uno dei principali quotidiani spagnoli – in cui Nadal è stato premiato per la sua attività tennistica. Inevitabile la domanda su come si svolge la sua vita lontano dai campi di gioco, alla quale risponde con estrema serenità. “Oggi per fortuna sto bene, ma gli ultimi anni sono stati difficili. E anche questo mi aiuta a non sentire la mancanza del tennis. Per il momento mi sento bene. Mi sono ritirato tre mesi fa, non posso dirlo ancora con assoluta chiarezza, ma mi sento bene. Sono felice”. Gli viene chiesto anche quelli che potrebbero essere i suoi progetti futuri – tra la sua Academy e il ruolo di ambasciatore per la federazione saudita – ma è ancora troppo presto per parlarne con assoluta certezza. “Sto cercando di organizzare quella che è la mia vita adesso e quella che sarà la mia in futuro. Tutti i cambiamenti richiedono tempo”.

Non poteva ovviamente mancare la classica domanda sull’eterna rivalità con Roger Federer e Novak Djokovic, e ancora una volta Rafa ha ribadito come la loro presenza nel circuito sia stata determinante per lo sviluppo della sua carriera. “Roger Federer e Novak Djokovic, non saprei scegliere fra i due. La mia carriera è legata a loro, tra noi ci siamo sempre spinti a fare meglio. È vero, ci siamo tolti qualcosa a vicenda, ma è giusto dire che uno senza gli altri due non avrebbe raggiunto quei numeri. In un certo senso, ci siamo spinti al limite in ogni modo“. Un’ultima curiosità su quella che è stata – a suo parere – la partita più iconica, domanda alla quale non riesce a rispondere in maniera netta. “Non lo so. La gente parla sempre della finale di Wimbledon del 2008: quella è stata un grosso passo avanti nella mia carriera, ma sono stati tanti, e per molte ragioni i momenti che mi hanno aiutato ad andare avanti.”