Novak Djokovic risorge dalle ceneri e a notte fonda trova le energie per piegare Lorenzo Musetti

Foto Ray Giubilo

«Grazie di cuore a tutti voi, che siete rimasti qui fino a quest’ora, ai bambini che vedo e che dovrebbero essere già a letto da tempo», dice Novak Djokovic, in francese quando sono passate le tre e mezza del mattino. L’immenso Chatrier sarà pieno per un quarto, comunque migliaia di persone che sono rimaste in tribuna dimenticandosi dell’ora, della metro che chiude, del freddo e dell’umido. Nessun match della storia del Roland Garros era mai finito così tardi, e la colpa è anche di averlo messo in campo alle 22 e 30 passate, dopo aver spostato sul centrale anche la fine del match fra Dimitrov e Bergs. Un match omerico, un altalena folle, due o tre partite dentro la stessa partita. Jannik Sinner che per interposto Musetti arriva a un set dal numero 1 – with a little help from my friends, aggiungerebbero i Beatles – poi Djokovic che risorge, e alla fine trionfa.

Alex Corretja gli ha lasciato microfono aperto, nessuna domanda, il Djoker improvvisa da vero entertainer. «Avete regalato a me e Lorenzo una energia incredibile. E’ crudele che uno dei due abbia dovuto perdere. Alla fine del terzo set Lorenzo era il più forte, gliel’ho detto quando gli ho stretto la mano. Ora però ho troppa adrenalina in corpo per andare a dormire: se qualcuno organizza un party, io ci sono». Infinito, incredibile Djokovic. A Roma era sembrato rassegnato, stanco, quasi demotivato, schiacciato dal peso dei 37 anni appena compiuti. E anche a Parigi nei primi due turni non aveva convinto più di tanto. Ieri notte invece, dal quarto set in poi, si è rivisto a tratti il vecchio Djoker, l’atleta enorme, il master mind del tennis.
Il rimpianto di Musetti può ritrovarsi in quel servizio perso sul 2-2 del quarto set, quando sembrava ormai in controllo. Ma ha comunque lottato con quello che aveva, non limitandosi a collezionare bei colpi, ma sprintando, soffrendo, recuperando il recuperabile per almeno tre set, arrivando a un soffio dall’impresa. Djokovic, fallosissimo nel secondo set, in un amen ha ripreso forza e animo, si è buttato avanti più spesso, ha ritrovato profondità nei colpi, anche a rete ha vinto qualche scambio sotto rete. La rappresentazione in tre D della forza di volontà, del rifiuto della sconfitta. Djokovic in purezza.

Negli ottavi gli tocca Francisco Cerundolo, che ha eliminato Tommy Paul, e dopo la notte scorsa il pronostico sembrerebbe scontato, ma bisognerà vedere quanto e come Nole riuscirà a recuperare lo sforzo di 4 ore e mezzo di lotta a notte fonda.
Finito il discorso, gli spettatori che hanno resistito sciamano fuori dall’impianto: a Parigi è notte bianca, tutto è aperto, la città, come Djokovic, non ne vuole sapere di andare a dormire, e trovare un taxi è quasi impossibile. «Be’, se aspettiamo un po’ riapre la metro», azzarda qualcuno. «E ci potremmo mangiare i croissant caldi». Stanchezza, tanta. Ma che giornata – e che nottata – da Slam. Di quelle che non si dimenticano.

Sorpasso al vertice rimandato, quindi. Gli azzurri negli ottavi restano quattro – erano stati di più nel 1947, sei, dei quali quattro nel maschile e due nel femminile – di cui tre saranno in campo oggi.
Sul centrale, a partire dalle 11 si affronteranno Swiatek e Potapova, a seguire Elisabetta Cocciaretto e Coco Gauff, quindi Auger-Aliassime e Alcaraz, non prima delle 20,15 toccherà poi a Jannik Sinner, opposto all’ultimo francese in tabellone, il fantasista Corentin Moutet.
Sul ‘Suzanne Lenglen’, dopo Danilovic-Vondrousova, sarà il turno di Matteo Arnaldi opposto a Stefanos Tsitsipas.