Il caso Mannarino ha animato il venerdì di Flushing Meadows. Inizialmente ingiustificato, il rinvio della sfida tra il transalpino ed Alexander Zverev ha subito accesso gli interrogativi degli appassionati. Facile immaginare le problematiche fossero legate al regime imposto al tennista dopo la positività di Benoit Paire, come è stato poi confermato da USTA e diretti interessati. Dopo aver vinto il primo parziale al tie-break, Mannarino ha ceduto in quattro set; al termine del confronto in conferenza stampa ha ricostruito la vicenda facendo chiarezza. “Ero pronto per scendere in campo, quando intorno alle 14.30 il tour manager è venuto da me. Mi è stato detto che il dipartimento di Stato aveva preso il controllo della situazione, sorpassando le indicazioni della città di New York che mi aveva dato il via libera per giocare - spiega Mannarino - Lo stato di New York voleva rimanessi in stanza. Per permettermi di giocare sono stati fatti molti sforzi che alla fine sono andati in porto, anche grazie a Zverev che ha accettato di posticipare l’inizio del match”.
“Non pensavo le carte in tavola potessero cambiare dopo il via libera avuto domenica. Ad un certo punto ho dato il telefono al mio coach e ho detto a lui di gestire la situazione”. Prosegue il racconto il francese che ha ringraziato chi gli ha permesso di scendere in campo. “Gli organizzatori hanno fatto grandi sforzi per farmi giocare e non ho mai pensato di contattare un avvocato. Non posso parlare per i miei connazionali, ma io non ho mai pensato ad un gesto simile. Non potrò lasciare New York prima di venerdì, ma non è un incubo, alla fine ho giocato gli US Open”. Ha concluso Mannarino.