Le parole dell’emozionato Flavio in conferenza stampa dopo il match pazzesco contro Bergs

Foto di Brigitte Grassotti

BOLOGNA – Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Flavio Cobolli urla tutta la sua gioia, strappandosi la maglia con il gesto reso celebre da Hulk Hogan, mentre Bergs nasconde lacrime di disperazione nell’asciugamano, estrema sintesi di una partita epica, da vecchia Davis, straordinaria e spietata. Dopo essersi avvicinato alla panchina belga e provato a consolare lo sconfitto («mi sono immedesimato in lui, potevo esserci io al suo posto»), il campione romano cerca a fatica di spiegare le prime sensazioni di un match durato tre ore, un pazzesco andirivieni di prodezze e match point sprecati, chiuso da un tie break infinito (il 17-15 finale è il sesto più lungo nella storia della Davis). «Mi piace dire – esordisce il ventitreenne Flavio – che la nostra squadra è composta da ragazzi che in campo mettono tutto quello che hanno dentro, oggi senza l’aiuto dei miei compagni non ce l’avrei fatta. E poi con questo pubblico tutto è più facile», e si merita l’ovazione della Supertennis Arena. Se quella con Misolic era stata definita «la partita più bella della mia vita», la battaglia con Bergs come la ricorderemo? «La gara ideale, nei miei sogni speravo di essere protagonista di una partita così. La voglio dedicare a mia madre, che raramente viene a vedermi giocare, è scaramantica, fa la dura ma soffre tanto e non credo che questa sera riuscirà a prendere sonno, poi a mio fratello che continua a piangere, ora però smettila (e ride, nda) e al mio amico (Edoardo Bove, anche lui in tribuna, nda), che spero possa tornare presto in campo». E il papà allenatore Stefano, che negli ultimi game non aveva nemmeno la forza di esultare, travolto anche lui dall’emozione? «Me ne sono accorto – ha detto Flavio – ogni mia vittoria è anche sua. Questa volta però è stato cauto e delicato nei commenti, gliene do atto». Un anno fa era 32° al mondo e da Bergs perdeva nelle qualificazioni di Davis. Oggi Cobolli è 22° e gli ultimi successi non fanno altro che confermare l’ottimo 2025. «Adesso ho molta più consapevolezza del mio tennis. É stata una stagione molto positiva però mi sento ancora fresco, con tanta voglia di lottare». Ecco, di fronte a tutti quei match point da fronteggiare, dove si trovano le energie per sopravvivere? «Volevo ottenere a tutti i costi questo successo, nei momenti difficili sono stato coraggioso e freddo, e questo mi rende orgoglioso».

«Flavio ha cercato questo successo più del suo avversario, questa è stata la chiave – sono parole del capitano, Filippo Volandri – è andato oltre i propri limiti. Cosa gli dicevo? Che fisicamente lo vedevo bene, di concentrarsi sul servizio e soprattutto di andare a prendersi la vittoria, di non aspettare l’errore delì’avversario. E così ha fatto. Spagna o Germania in finale? Squadre forti, ottimi singolaristi e doppi temibili. Ma noi siamo forti, aspettiamo tranquillamente il nome dell’avversaria di domenica». Chiusura su Bolelli e Vavassori. «Scalpitano – dice Volandri – non vedono l’ora di giocare il doppio. Per ora ce la siamo cavata sempre con i due singolari, ma su loro possiamo contare».