Le parole di Berrettini dopo la convincente vittoria su Collignon che ha portato il primo punto all’Italia nella sfida con il Belgio

foto Brigitte Grassotti

Appena concluso il match con Collignon, che regala all’Italia l’uno a zero della semifinale di Davis, la gioia e il sollievo si fondono in un “La partita me la sono un po’ complicata, scusate!”. E giù un boato. Berrettini dialoga con il pubblico e in cambio ottiene amore incondizionato, un sostegno sincero che lo ha esaltato durante tutto il match e dato forza nell’unico momento critico, sulla palla break per il Belgio nel secondo, tanto che Collignon, in conferenza prima di Matteo, prova a giustificare la sua prestazione con “Il pubblico è stato incredibile, non ha tifato contro di me ma a favore di Matteo, è stato un fattore determinante nella partita”.

Matteo però minimizza, estraendo dal petto l’orgoglio di chi sa di essersela meritata la vittoria: “Sicuramente il pubblico era a mio favore, siamo in Davis e siamo in Italia, ma non credo di aver vinto per il pubblico. Ho vinto perché ho fatto una buona prestazione, ero un set e un break avanti con possibilità di doppio break, sono molto in fiducia e sono soddisfatto”. Sotto l’aspetto tecnico, un uso sapiente dello slice ha giocato un ruolo fondamentale. “Alternare backspin, topspin e colpi potenti mi ha permesso di togliergli il ritmo. Lo slice è un colpo importante per me ma non devo esagerare, perché altrimenti mi fanno correre e a me non piace molto!”.

E’ un Berrettini sicuro, determinato ma senza spocchia, risponde con sincerità, alternando sguardi bassi al cellulare, dove segue il live score di Cobolli, impegnato con Bergs. E allora, tra un set point annullato e uno incamerato, il primo parziale si chiude per l’Italia mentre Matteo racconta del suo rapporto con Flavio e del suo ruolo da fratello maggiore. “Ci sono piccole cose che quando sei più grande puoi consigliare, perché altri campioni prima l’hanno fatto con me e mi piace trasferire queste conoscenze a Flavio, che conosco da quando aveva 8 anni, perché mi allenavo con suo padre. Prima di entrare gli ho detto ‘Goditela, goditi queste emozioni!’ Non gli ho detto ‘cerca di vincere’, forse per questo mi vede come un riferimento”.

Il servizio oggi ha funzionato alla grande, così come il diritto. Quando gli si domanda a che punto sia la sua evoluzione risponde: “Cerco sempre di migliorarmi e mi piace studiare come farlo. Per esempio mi sono accorto che il giocatore che faticavo più a breakkare era Roger Federer, non certo il giocatore con il servizio più potente. Ma si può servire con rotazioni e velocità diverse, e questo ora fa parte del mio bagaglio”.

Le ultime parole le spende per Vincenzo Santopadre, suo storico coach, ora al fianco di Sonego. “Alla fine siamo sempre noi – scherza -, con Vincenzo c’è un rapporto vero, puro, rispettiamo i nostri tempi ma abbiamo un’intesa che è quasi impossibile ricreare. Quando ci capita di parlare dopo le partite siamo in perfetta sintonia, siamo connessi. Con Lorenzo può fare un gran lavoro, anche perché entrambi hanno quella leggerezza che consente di lavorare senza rimuginare troppo, sono entrambi più istintivi di me. Gli auguro un grande in bocca al lupo!”.

E ora a tifare Flavio.