Il numero 7 del mondo è stato sconfitto dal fuoriclasse azzurro per la 13ma volta in altrettanti scontri diretti, nonostante abbia sfoderato un’ottima prestazione a Torino

Foto di Felice Calabrò

Non si può dire che Alex de Minaur non ce l’abbia messa tutta per evitare di subire la 13ma sconfitta in altrettanti scontri diretti contro Jannik Sinner, ma il fuoriclasse azzurro ha dimostrato ancora una volta di essere un enigma irrisolvibile per il gioco dell’australiano e ha raggiunto la sua terza finale consecutiva alle Nitto ATP Finals di Torino. Il numero 7 del mondo – qualificatosi per le semifinali con una sola vittoria all’attivo nel suo girone (come in passato avevano fatto soltanto David Nalbandian e Kei Nishikori) – ha sfoderato una prestazione gagliarda soprattutto nella frazione inaugurale, in cui ha ammesso alle corde il campione in carica, prima di abbandonarsi allo sconforto nella seconda parte del match.

“Ci sono state tante cose buone in quel primo set, ma non sono riuscito a servire in maniera efficace nei momenti decisivi e lui mi ha subito punito” – ha ammesso l’aussie in conferenza stampa. “L’ho affrontato molte volte e so che può sembrare strano ciò che sto per dire, ma sono come batterlo. Il problema è che non è per niente facile. Devi tirare ogni colpo al massimo della velocità e vicino alle righe, oltre a servire bene per tutto l’incontro, ma io non sono riuscito a farlo” – ha aggiunto Alex.

De Minaur ha spiegato nel dettaglio perché è così difficile giocare contro Sinner: “Il problema quando affronti Jannik è che risponde benissimo e sei sempre sotto pressione, finendo in difesa durante gli scambi. E poi c’è il suo ritmo di palla: i suoi colpi sono veramente pesanti sia di dritto che di rovescio. Contro di lui tendi a subire un effetto-valanga: se subisci il break all’inizio, in pochi minuti ti ritrovi a dover evitare un bagel. Non bisogna dimenticare il suo servizio, un colpo che ha migliorato a vista d’occhio fino a diventare impressionante. Non sono il primo a dirlo questa settimana.”