Tra false illusioni, occasioni sciupate e scelte difficili, Ludwig Monti si interroga sullo stato d’animo di Lorenzo in questo ultimo, complicato periodo…

foto Felice Calabrò

Che settimana, anzi che due settimane per Lorenzo Musetti! Com’è noto, Muso è in corsa per l’ottava posizione nella race ATP annuale, l’ultima utile per partecipare alle Finals che iniziano domani a Torino. Dopo un anno di ottime prestazioni, quando la prospettiva di qualificarsi per Torino sembrava vicina, Musetti ha iniziato ad avere il più classico braccino del tennista, fino a perdere al secondo turno del Masters 1000 di Parigi contro il suo ominimo, l’amico Sonego. Perciò si è iscritto di corsa all’ATP 250 di Atene, dove ha faticato non poco ad arrivare alla finale odierna, rischiando più volte in precedenza di perdere (ieri ha annullato persino un match point a Korda).

Fin qui la cronaca… tenendo presente che gli sarebbe bastato vincere contro Sonny e oggi sarebbe già qualificato. Invece gli mancano 5 miseri punticini per scavalcare Auger-Aliassime, già a Torino, anche se non ha potuto fare le foto ufficiali con gli altri tennisti, sul blue carpet di Piazza Castello. Ma ciò che vorrei indagare sono i sentimenti e i pensieri che da qualche settimana devono albergare nel cuore e nella mente del giovane Muso. Che sensazione deve essere quella di camminare sul filo del rasoio, su un sentiero strettissimo, facendo attenzione a non mettere un piede in fallo e così cadere, fermarsi e rovinare tutto, irreparabilmente? Tra l’altro, mentre scrivo, ignoro quale sarà il risultato della finale niente meno che contro Nole, padrone di casa e vecchio leone ferito in cerca dell’urrà numero 101. Così come Lorenzo sa bene di aver vinto due tornei nel 2022, perdendo però da allora le cinque finali disputate.

Come camminare, dunque, su questo stretto sentiero, con la costante sensazione di essere sull’orlo del baratro, del burrone? Mi vengono in mente le parole del rabbi di Nazaret, che di cammino se ne intendeva: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla rovina, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!” (Matteo 7,13-14). Nessun pessimismo, solo una constatazione, che in alcuni frangenti dell’esistenza si carica di una forza più cogente. Nella vita, come nel tennis, molto ma non tutto dipende da noi, e sulla nostra strada possiamo incontrare varie avversità, sotto le più diverse forme. E se dall’altra parte del net c’è qualcuno in giornata di grazia? E se invece siamo noi a fallire il bersaglio o a mettere un piede in fallo? Ci sono momenti più “densi”– la vera sapienza sta nel discernerli – in cui occorre farsi largo, fino alla meta, concentrando tutte le forze necessarie allo scopo… e sperando che bastino. Come scrive un altro autore del Nuovo Testamento: “Fate molta attenzione al modo in cui camminate, comportandovi non da stolti ma da sapienti, facendo buon uso del tempo” (Lettera agli Efesini 5,15-16).

E visto che oggi il nostro caro Lorenzo è proprio ad Atene, ricordiamogli il famoso episodio della vita di Talete, ritenuto il più antico filosofo nella storia del pensiero occidentale. Si narra che egli camminasse col naso all’insù, intento a scrutare le stelle. E così un giorno cadde rovinosamente dentro un pozzo, suscitando l’ilarità della sua “serva trace” che lo rimproverò con acume, dicendo che egli “si preoccupava troppo di conoscere le cose del cielo, ma non vedeva quelle che gli stavano davanti, tra i piedi”…

Concentrazione e occhi ben fissi sulla pallina, verso la meta, Muso! Poi, se per caso dovessi inciampare e perdere contro Nole, questa profonda delusione a un metro dal traguardo potrà, anzi dovrà divenire forza per ripartire. Facendo tesoro delle parole del poeta Antonio Machado: “Viandante, non esiste un cammino, si fa strada camminando”. Davvero, camminando si apre cammino, cercando di allargare almeno un po’, giorno per giorno, battaglia dopo battaglia, il sentiero della vita.