La Coppa Davis ha fatto conoscere storie interessanti e portato alla ribalta nomi più o meno conosciuti nel Gruppo I del torneo

Grazie anche alla vecchia formula di gioco utilizzata in questa fase della competizione (gare in casa o fuori, cinque partite in programma, al meglio dei tre set), anche nel Gruppo I – una specie di serie B del torneo – la Coppa Davis ha fatto conoscere storie interessanti e portato alla ribalta nomi più o meno conosciuti. Pensiamo alla Bulgaria, che con la Finlandia ha schierato nei singolari tre ragazzi, il più “anziano” Yanaki Milev, classe 2004. Il protagonista è stato sicuramente Alexander Vasilev, un 2007 numero 992 del mondo, capace di vincere nettamente i suoi singolari contro gente più esperta come Virtanen e Ruusuvuori (al rientro dopo qualche mese di assenza dai campi), battuto in due set nel quinto e decisivo match. Con la Bulgaria ha debuttato, perdendo, anche il sedicenne Ivan Ivanov, vincitore di Wimbledon e Us Open junior (a New York battendo in finale proprio Vasilev).
Il match più interessante era però in programma ad Atene tra Grecia e Brasile e qui a prendersi la scena è stato Joao Fonseca, 19 anni compiuti il 21 agosto, che ha contribuito alla qualificazione del suo Paese battendo Sakellaridis e soprattutto un sempre più deludente Stefanos Tsitsipas (4-6 6-3 7-5, rimontando da 3-5 al terzo set). Una bella iniezione di fiducia per il giovane brasiliano, reduce da un inizio di stagione ottimo e da qualche recente delusione. Una giornata da protagonista l’ha vissuta finalmente anche il ventiduenne Leo Borg, figlio di cotanto padre, numero 589 del ranking. Contro la Tunisia è stato travolto nella prima giornata ma si è riscattato vincendo sul 2-2 contro il poco noto Ouakaa. E poi Medjedovic (2003) che ha ben sostituito il suo mentore Djokovic regalando alla Serbia un punto prezioso contro la Turchia, Budkov Kjaer (classe 2006), numero uno della Norvegia dopo il forfait di Ruud, che ha vinto a Taipei i suoi due singolari, il ventiduenne Guillen Meza (237 del ranking) dell’Ecuador, che, favorito dai 2850 metri di altitudine della sua Quito, ha travolto i bosniaci Fatic e Dzumhur, anche i due ventunenni del Perù (Gonzalo Bueno e Ignacio Buse), decisivi contro il Portogallo di Borges. E poi c’è Hjeon Chung, l’occhialuto coreano, ora ventinovenne, che fu semifinalista agli Open d’Australia nel 2018 – battendo anche Djokovic – salendo al 19° posto del ranking prima di farsi travolgere da mille problemi fisici. Adesso è numero 374, è tornato a giocare con costanza, vincendo quest’anno anche due titoli ITF, ed ha conquistato contro il Kazakistan il punto decisivo, battendo Popko. Chissà, forse farà in tempo a prendersi altre soddisfazioni
Questi i risultati completi, le squadre vittoriose torneranno in campo a febbraio per il primo turno delle qualificazioni del 2026: Canada-Israele 4-0, Bulgaria-Finlandia 3-2, Serbia-Turchia 3-1, Polonia-Gran Bretagna 1-3, Cile-Lussemburgo 4-0, Grecia-Brasile 1-3, Slovacchia-Colombia 3-1, Corea del Sud-Kazakistan 3-1, Svizzera-India 1-3, Svezia-Tunisia 3-2, Perù-Portogallo 3-1, Taipei-Norvegia 2-3, Ecuador-Bosnia 3-2.

