In questa nuova fase della carriera del tennista serbo la classifica non ha più lo stesso peso di una volta, ma quando si parla di tornei dello Slam gli equilibri possono cambiare

Se per ragioni d’età, Novak Djokovic non può più ambire alle alte sfere del ranking, per le stesse ragioni potrebbe invece nutrire aspettative verso una possibile vittoria slam, 25ma di una favolosa carriera.
In quest’ottica si inquadra il percorso terraiolo compiuto dal serbo da Montecarlo in qua.
Un cammino silenzioso vissuto a latere del grande frastuono riversato dai media sui nuovi Dei del tennis ultramoderno.
Archiviato l’ amaro primo turno consumato nel Principato e quello dello stesso sapore subito a Madrid, l’ex numero uno del mondo ha pensato di saltare Roma per allenarsi e trovare la giusta confidenza con lo spostamento terraiolo e i relativi cambi di ritmo.
I riscontri non si sono fatti attendere e, senza perdere neppure un set, già a Ginevra ha centrato il primo dei suoi obiettivi annuali: mettere in bacheca quel benedetto 100mo titolo che non voleva saperne di arrivare. Una vittoria che non soltanto lo pone a un tiro di schioppo dai 103 veritieri di Federer e i 109 meno cristallini di Connors, ma che lo riempie di fiducia circa l’andazzo di questo Roland Garros iniziato in sordina e proseguito fin qui formichella formichella
Tre, i turni a tutt’oggi giocati, tre match dai quali è riemerso il tessitore di sempre, quello che, più d’ogni altro, sa trovarsi al momento giusto nel punto giusto per fare la cosa giusta. L’esperienza è qualcosa che nessun denaro può acquistare e quella di Novak Djokovic è merce rara. Se a tanta sapienza l’ex bimbo di Belgrado saprà coniugare una maggiore pesantezza dei colpi, il Roland Garros 2025 avrà un pretendente in più.