La finale conquistata a Wimbledon dice che il famoso successo di Marin Cilic allo Us Open di tre anni fa non era solamente un episodio isolato. Il croato doma Sam Querrey in quattro set, dà ragione all’ex coach Goran Ivanisevic che gli aveva dato più chance rispetto a Murray e Djokovic, ed è pronto a cercare il suo secondo titolo Slam.A levargli dai piedi Rafael Nadal ci ha pensato un meraviglioso Gilles Muller, mentre il compito di battere il campione uscente Andy Murray gliel’ha risparmiato Sam Querrey, ma in finale a Wimbledon nella parte alta del tabellone ci è andato Marin Cilic. Il tennis va anche così: non bastano gli exploit, serve soprattutto la continuità, e nell’edizione 2017 dei Championships il gigante nativo di Medjugorje è quello che – Federer a parte – ne ha mostrata più di tutti. È arrivato ai quarti senza cedere un set, poi ha atteso il crollo di Muller al quinto e quindi ha fatto valere la sua superiorità contro Querrey, già super appagato per la sua prima semifinale in un torneo del Grande Slam. Su un Centre Court che alla fine reggerà discretamente fino al termine del torneo è finita 6-7 6-4 7-6 7-5, dopo un primo set senza l’ombra di una palla-break scivolato via da 4-1 nel tie-break a causa di tre errori col rovescio, e altri tre che invece hanno smentito (almeno in parte) chi si aspettava un duello governato esclusivamente dai servizi. Per carità, non è che il mix fra le caratteristiche dei due giganti di 198 centimetri potesse offrire molto altro, ma si è visto anche qualcosa di interessante e i break ci sono stati, a dare almeno qualche piccola scossa a un pubblico più silenzioso che mai. E la partita Cilic non l’ha vinta con un servizio da 25 ace e appena 9 punti persi con la prima palla, ma con una risposta che ha funzionato alla grande nei momenti delicati: quando doveva vincere a tutti i costi il secondo set, e l’ha fatto. Quando doveva far pentire il rivale della seconda palla servita sul 3-4 del tie-break del terzo, e l’ha fatto. E quando doveva rimettere in piedi un quarto set partito male, con Querrey scappato sul 4-2, per evitare di regalargli la chance di vincere il quarto match di fila al set decisivo. E l’ha fatto, con l’aiuto di qualche errore del rivale ma anche la capacità di farli pesare tutti, prima di esplodere di gioia quando l’ultimo diritto ha portato a 70 il numero dei suoi colpi vincenti.
LA PROFEZIA DI GORAN IVANISEVIC
Ai più attenti era bastato osservarlo nei primi due o tre turni per accorgersi che il suo tennis stava funzionando terribilmente bene, come se il periodo magico che tre anni gli fa permise di vincere lo Us Opne, e lo scorso anno il Masters 1000 di Cincinnati, stavolta si fosse presentato con qualche settimana d’anticipo, in una stagione svoltata sulla terra rossa di Istanbul. Nei primi quattro mesi dell’anno il 28enne croato aveva vinto appena otto partite, ma il titolo in Turchia l’ha risvegliato: quarti a Roma, quarti al Roland Garros, semifinale a ‘s-Hertogenbosch, finale al Queen’s e ora finale anche all’All England Club, la sua seconda in un torneo del Grande Slam. Mai nessuno aveva impiegato undici edizioni del torneo per arrivare così lontano, ma la storia dei croati a Wimbledon è fatta di attese. Basta chiedere a Goran Ivanisevic, l’altro croato arrivato in finale sull’erba di Church Road, che prima di coronare nel 2001 il suo sogno più grande ha dovuto ingoiare due sconfitte in finale, nel 1994 e nel 1998. Poi, quando il tempo sembrava finito, la sua storia ha avuto il lieto fine. Quella di Cilic, invece, è ancora da scrivere, e se c’è una persona che non è sorpresa della sua cavalcata quella è proprio Ivanisevic. Oggi all’angolo di Cilic ci sono Jonas Bjorkman e Ivan Cinkus, ma nel 2014, quando Cilic conquistò quell’incredibile edizione dello Us Open, c’era lui. Alla vigilia di Wimbledon aveva detto che secondo lui il connazionale aveva più chance di arrivare in fondo rispetto a Murray e Djokovic, e il campo gli ha dato ragione. Quel famoso titolo del 2014 a New York è stato etichettato come un’eccezione, e il diretto interessato non ha fatto nulla per smentire i critici, visto che nei nove Slam successivi aveva giocato solamente una semifinale e tre quarti. Ma la finale a Wimbledon, e il tennis giocato per andarsela a prendere, dicono che non lo era affatto. E pure che non è detto che resti un caso isolato. Già a partire da domenica pomeriggio.

WIMBLEDON UOMINI – Semifinale
Marin Cilic (CRO) b. Sam Querrey (USA) 6-7 6-4 7-6 7-5