dalla nostra inviata a Londra Roberta Lamagni – foto Ray GiubiloL’antica tradizione che impone il riposo del “settimo giorno”, forse mutuata da qualche scritto antico, decreta con il sabato il termine della prima settimana wimbledoniana

dalla nostra inviata a Londra Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo

L’antica tradizione che impone il riposo del “settimo giorno”, forse mutuata da qualche scritto antico, decreta con il sabato il termine della prima settimana wimbledoniana. I tabelloni sono ormai allineati agli ottavi di finale, ed è tempo dunque di fare un bilancio, di cogliere umori e assegnare nomi e volti a sorprese e delusioni.

Non è passato giorno senza che il torneo femminile regalasse scoo e suggerisse titoli ai tabloid inglesi. Un interesse assiduo e insistente sul dualismo Ivanovic-Sharapova era da prevedere; come lo era scorgere immagini delle due tenniste-modelle sulle prime pagine di tutta la stampa. Che le motivazioni fossero però eccessive trepidazioni in match considerati “passeggiate” e successive, arrendevoli eliminazioni, a nessuno era dato immaginare. Fuori le numero 1 e 2 del mondo, scattano immediatamente i calcoli balistici per stabilire le possibilità di detronizzazione. Sono solo due i nomi che potrebbero aspirare al titolo, Jankovic e Kuznetsova, a patto che la prima vinca i Championships o raggiunga finale o semifinale, ma la Kuznetsova deve perdere prima di lei; la seconda, analogamente, otterrà il primato se alzerà il Rosewater Dish o se giungerà in finale, non perdendo però dalla Jankovic. Questo è quanto decreta il computer; il campo e uno sguardo al tabellone suggeriscono altro: ovvero di non perdere tempo in inutili arrovellamenti, perché Venus e Serena, pur con la loro acciaccata condizione, sui prati di Church road non hanno mai sbagliato. Oltre alle fanciulle già citate, è da tenere d’occhio il cammino della polacca Radwanska, particolarmente a suo agio sull’erba, fresca vincitrice di Eastbourne e attualmente al suo best ranking (numero 11 Wta).

Quanto al tabellone dei gentlemen, ci si ritrova ad aggrapparsi, a metà percorso, ai soliti noti. Il Rogi-Rafa-Djoko, il trio che negli ultimi mesi aveva dominato il circuito, ha perso prematuramente il terzo associato. Superato lo shock iniziale, dovuto al saluto di un personaggio oltre che di un grande campione, resta invece la prestazione del suo mattatore, di quel Marat Safin geniale e folle, imprevedibile, in questo Wimbledon insolitamente determinato e attento. Fatto fuori Nole si è disfatto, non senza difficoltà, del nostro Seppi. Il tabellone lo destina a uno scontro in semifinale contro Sua Maestà, ma l’inciampo, quando si tratta di Marat, è sempre in agguato. Se dovesse proseguire senza distrazioni quello sarà un incontro da non perdere.
Alle provocazioni dei media, che da mesi ormai lo danno sulla via dell’abdicazione, il Numero 1 ha risposto così: 27 game e nemmeno un set concesso in tre partite. Un dolce riscaldamento in attesa dell’ennesimo scontro, a fine settimana, la cui vittoria segnerebbe il record, qui a Wimbledon, di 6 titoli consecutivi e 13 Slam in carriera.
Con ogni probabilità lo sfidante avrà nome Rafael Nadal. Per quanto nel suo emisfero campeggino atleti del calibro di Gasquet e Murray, sembrano entrambi ancora troppo lontani dal poter impensierire il ragazzo di Manacor. Con un prato piuttosto lento, per generale ammissione, le percentuali favorevoli a  Nadalito non possono che essere più rassicuranti. Ciò che anche ogni singolo ciuffo d’erba spera dunque, il diciottesimo duello tra Roger l’Imperturbabile e Rafa il Cannibale, sembrerebbe già segnato.

Nel programma di lunedì “circoletto rosso” per gli incontri Federer-Hewitt e Safin-Wawrinka, per il tabellone maschile, e Kuznetsova-Radwanska per quello femminile.