Le paroIe dei campioni del mondo dopo la splendida vittoria a Bologna, la terza Davis consecutiva

foto di Felice Calabrò

Non ho pianto per le prime due vittorie ma ho pianto oggi, perché ci tenevo così tanto!Filippo Volandri, il capitano di questa magica squadra non ha dubbi, la sua terza Davis è stato il successo più emozionante. Forse perché il più inatteso, complessivamente il più sofferto, partito con una contestazione dopo il forfait di Sinner e proseguito con la rinuncia di Musetti. “E’ un successo che arriva da molto lontano, quante cose sono cambiate da Torino, dalla mia prima Coppa Davis, oggi non siamo una macchina perfetta ma sicuramente molto rodata!”.

Il pensiero ai grandi assenti, se non nella mente di Filippo in quella di chi ha assistito, è inevitabile. “E’ giusto dare merito a questi splendidi giocatori. Non voglio parlare di chi non c’è, voglio solo concentrarmi su chi è qui, sulla squadra di cui sono molto orgoglioso. Alcaraz l’anno scorso, in Spagna, non è riuscito a portare la Coppa alla sua nazione, quest’anno lo stesso è successo a Zverev, n. 3 del mondo. Con questo voglio dire che non è sempre scontato vincere quando si ha il campione”.

L’eroe delle due giornate, Flavio Cobolli, ammette un po’ di nervosismo iniziale. “Era difficile rimanere attivo dopo la partita con il Belgio. All’inizio oggi ero un po’ teso, però ce l’abbiamo fatta! Ho cercato di essere positivo, ho preso energia dalla panchina e dal pubblico e sono soddisfatto di aver giocato il mio miglior tennis nei moneti cruciali”.

Dopo la maratona di oltre 3 ore passata su Rai 1 venerdì, le dichiarazioni del presidente Binaghi sulla popolarità del tennis, che oggi insidia quella del calcio, la domanda a Flavio su come ha vissuto il dopo Belgio è scontata. “Ho cercato di non usare tanto il cellulare, ho fatto rispondere ad altri, sapevo che in previsione della finale poteva disturbarmi“.

Una vittoria di squadra, continuano a sottolineare, anche di chi non ha giocato, come Bolelli e Vavassori, “perché il feeling che c’è tra noi è molto forte”. O di Sonego, che dopo l’inizio incerto di Flavio messaggia Matteo, ancora lontano dalla panchina.

“Dopo il match mi hanno fatto il test antidoping e ho perso 20 minuti, solo che in quei 20 minuti il primo set era già andato – scherza Berrettini – Lorenzo mi ha messaggiato ‘Vieni, abbiamo bisogno di te, e mi sono precipitato. E’ stata una sofferenza!”.

L’impresa di Bologna viene paragonata a quella del ’76 in Cile, di cui Flavio naturalmente non ha ricordo. “Non ero ancora nato, però ho visto la docuserie ‘Una Squadra’, hanno raggiunto traguardi immensi per la Nazionale e per se stessi”.

E pensare che Flavio conclude “con il terzo giorno più bello della sua vita” un anno difficile, in cui, ammette – “non mi sono trovato bene in campo, dopo l’infortunio avevo poca voglia di giocare. Però l’immagine di Filippo che corre ad abbracciarmi, Matteo che scavalca e i ragazzi che arrivano dagli spogliatoi credo sarà difficile da dimenticare”. Non solo per te, Flavio.