da New York, Federico Ferrero
Stelle cotte al sole – Fa sempre tristezza un cavaliere disarcionato. Paiono trent’anni, non quattro quelli trascorsi dai tempi del Juan Carlos Ferrero che spadroneggiava sulla terra e sciorinava il suo forcing sul cemento a Flushing Meadows. Campo otto, primo match: JCF si fa bastonare da Feliciano Lopez, borbotta qualcosa in conferenza stampa sulle abilità del suo avversario sul cemento e se ne va tra l’indifferenza generale. Altro giro, altro attaccante, altra testa di serie che salta: l’anno scorso se ne andò dal Centrale divorato dai crampi e regalò ad Andre Agassi l’ultima vittoria in carriera, quest’anno Marcos Baghdatis non ha trovato ammiratori ad applaudire la sua disfatta contro Max Mirnyi. La Bestia è uscita dai primi cento dopo un anno scadente: Marcos si è fatto travolgere dalle 173 discese a rete del bielorusso, non ha messo una ‘prima’ in campo e ha salutato mestamente la compagnia. Un peccato: gli ottavi a Parigi e i quarti a Wimbledon avevano alimentato sacrosante aspettative sul suo tennis ancora a intermittenza.
Bootylicious Serena – Serena a nudo. E pure arrabbiata. Stuzzicata in conferenza stampa sulle fotografie pubblicate su Jane magazine che la ritraggono da tergo, con un povero fiore bianco a tentare l’impresa di coprirne le pudenda XXXXXL (taglia misconosciuta in Italia, che va per la maggiore nella Grande Mela) la Tyson in gonnella Serena Williams se l’è presa: “Arrivate tardi, ragazzi. Per me è una questione vecchia, ormai. E sono piuttosto infastidita dovendone parlare, per cui lasciamo stare”. Il suo autodefinito tale bootylicious (un neologismo che unisce le parole delicious e buttocks, insomma ‘chiappe deliziose’) ha fatto comunque notizia, tanto quanto la serata dedicata ad Althea Gibson in cui onore le sorelline di Compton sono scese sul Centrale una dietro l’altra.
Giovani per sempre – Dopo due anni di wild card a perdere il Giovane, per cognome e definizione, pare aver intenzione di restituire in piccola parte il credito di fiducia e wild card di cui la Usta si stava quasi pentendo. È Donald Young, il ragazzo di Chicago che a New Haven ha vinto giorni fa il suo primo match nel Tour maggiore. Sgranocchiando pretzel (!) come uno spettatore annoiato ai cambi di campo e correndo come un leprotto sul campo undici Donald ha messo le manine gracili sulla disfida dei mancini contro l’aussie Chris ‘Penthouse’ Guccione. Il gigante di Melbourne ha portato a casa un tie-break, appena nove ace (gli stessi di Young) e una carovana di passanti, incassati da ambo i lati. Buon per i padroni di casa che hanno festeggiato le 35.058 presenze (record della prima giornata agli Us Open) e ritroveranno il presunto fenomeno (1) in azione contro un fenomeno non presunto, Richard Gasquet. Un bel match da preserale, da ora del tè – freddo, qui – o del gelato nei barattoli da un chilo (spacciato per italiano, al gusto pistachio da un carretto dietro il Louis Armstrong).
Troppo facile! – Roger Federer e Justine Henin hanno tirato due calci in parrocchia. Mentre Ruggiero ha guadagnato la giornata contro il rapper Scoville Jenkins la numero uno del mondo ha aspettato che la diciottenne tedesca Julia Goerges smettesse di tirare forte forte e fuori fuori per stringerle la mano e ringraziare per l’ora di tranquilla sudata.
Prossimamente – La seconda giornata a Flushing Meadows offre sette italiani: in senso stretto offrirà la povera Roberta Vinci alle grinfie di Masha Sharapova, partita in programma sull’Artuhr Ashe come primo match serale. Gli altri azzurri (con opinabile percentuale di successo tra parentesi): Brianti-Krajicek (20%), Pennetta-Peng (45%), Volandri-Llodra (50%), Schiavone-Dechy (60%), Garbin-Cibulkova (65%), Seppi-Calleri (45%).
(1) Ci eravamo caduti anche noi dedicandogli una copertina nel settembre di due anni fa (Ecco il link: http://tennisitaliano.it /edisport/tennis/Notizie.nsf/RisultatoRicercaNelSito/E718B0EF1AE397FDC1257068007 34E55?OpenDocument)

