IL PROGETTO – E’ nato il Centro di Allenamento di Daniele Bracciali. In attesa di sapere cosa sarà della sua carriera, l’aretino getta le basi per il futuro e ha messo in piedi un maxi-progetto presso il Circolo Tennis Arezzo. L’obiettivo è formare allievi di alto livello e portarli al massimo del loro potenziale. “Perché dovrebbero scegliere me? Ho 20 anni d’esperienza nel tour e un mare di entusiasmo”.L’entusiasmo è grande. Tornare a respirare il tennis giocato, dopo quasi due anni tra aule di tribunali sportivi e ordinari, è balsamo fisico e mentale per Daniele Bracciali. La vicenda sportiva si è esaurita e oggi l’aretino è un tesserato come gli altri, libero di intraprendere qualsiasi attività e iniziativa. In attesa di sapere come andrà il processo ordinario presso il Tribunale di Cremona (prima udienza l’11 ottobre), “Braccio” ha gettato le basi per il suo futuro. Spera che la sua carriera non sia finita qui, però a 38 anni è inevitabile che il ritiro non sia troppo lontano. E allora, presso il Circolo Tennis Arezzo “Federico Luzzi”, dove aveva iniziato a giocare più di 30 anni fa, oggi lancia un “Centro di Allenamento” con ambizioni importanti e un progetto studiato nei dettagli e con collaborazioni importanti. Con il Maestro Nazionale Nicola Cavigli ha messo in piedi uno staff pronto ad seguire tanti aspiranti professionisti. Daniele sarà il Direttore Tecnico, con la speranza di portare almeno un allievo (“anche più di uno, perché no?”) nell’elite dei grandi tornei. “E fare anche meglio di me”.
Com’è nata l’idea di questo progetto?
La mia carriera sta per finire, anche se spero di poter fare ancora qualcosa. Allora ho pensato di creare un Centro di Allenamento presso il Circolo Tennis Arezzo dove i giocatori possano radunarsi, allenarsi, e cercare di raggiungere i propri obiettivi. Al CT Arezzo esistono già una Scuola SAT e un’Agonistica, quindi il nuovo progetto è la classica ciliegina sulla torta. Ci dedicheremo soprattutto all’allenamento “pro”. Io e il maestro Nicola Cavigli abbiamo creato l’associazione: io sarò l’uomo di campo, mentre lui si occuperà soprattutto della parte burocratica. Faccende logistiche, organizzazione…di questo si occuperà lui. Io sarò il Direttore Tecnico, lui il Direttore Amministrativo.
Lo staff è composto soltanto da voi due?
No. Noi siamo gli ideatori, ma ci avvaliamo dello staff già presente al Circolo Tennis Arezzo, in particolare Paolo Naldi, Simone Chiodini e Marco Vannutelli. Quest’ultimo è stato sparring di Camila Giorgi ed era con lei quando ha vinto il suo unico titolo WTA, l’anno scorso a ‘s-Hertogenbosch. Inoltre ci daranno una mano Stefania Casi e Andrea Garzi. Gli ultimi due si occupano soprattutto della scuola SAT, mentre per il discorso “pro” saranno coinvolti i primi tre. All’evenienza, tuttavia, tutti potranno dare una mano. Ma non finisce qui: il preparatore atletico si chiama Manuele Spighi, ma ne stiamo cercando un altro per affiancarlo. Lo staff è completo: il dottore si chiama Stefano Bordiga, il nutrizionista Alessandro Polvani e non manca una convenzione con i migliori centri fisioterapici di Arezzo, nonché quella con uno studio legale: voi conoscete Filippo Cocco e Alberto Amadio per la famosa vicenda disciplinare, ma loro seguono anche i contratti di diversi giocatori di calcio: spero che qualche nostro giocatore possa arrivare a discutere contratti importanti, e avremo il loro supporto. C’è anche un addetto alla comunicazione, Fabrizio Salvi.
Tieni molto alla distinzione tra “Centro di Allenamento” e “Accademia”. Come mai?
Guardandomi in giro ho visto che ci sono tante “accademie” e non si capisce bene quello che offrono. Si fatica a capire quale sia la migliore e c’è un po’ di confusione. Secondo me il concetto di “accademia” dovrebbe essere un valore aggiunto, ma ho visto che il nome è un po’ abusato. Il nome “accademia” dovrebbe comportare una serie di situazioni che però non esistono. Allora, visto che tutti utilizzavano questo nome, noi abbiamo voluto fare qualcosa di diverso. A ben vedere non c’è grossa differenza con le accademie, però abbiamo preferito individuare questa piccola distinzione. Ad ogni modo, penso che la differenza la facciano le persone: se uno è bravo, non importa certo come si chiama il luogo di allenamento.
Quali sono stati i maestri e coach che ti hanno trasmesso di più nella tua carriera, e a cui ispirerai il tuo lavoro?
Non posso dimenticare il mio primo maestro, tenendo conto che è stato proprio qui al CT Arezzo: Carlo Pini. Poi sono passato in federazione e ho avuto diversi allenatori, ma quelli con cui ho avuto un rapporto più profondo (e mi hanno portato ad alti livelli) sono stati Umberto Rianna, Fabrizio Fanucci e Donato Campagnoli. Quest’ultimo lavora per la Federazione e porta avanti anche una collaborazione con noi. Molti lo ricorderanno perché era lui a fare le traduzioni durante il Simposio Internazionale della FIT. Attualmente ha anche un ruolo presso l’Istituto Superiore di Formazione.
Cosa cercherai di trasmettere ai tuoi allievi?
Il gusto e il piacere di giocare a tennis. Anche ad alti livelli, quando non è più un passatempo o un divertimento, credo sia fondamentale la voglia di scendere in campo. Vorrei che i miei allievi entrassero in campo dicendo: “Devo fare due orette, che bello!” e non “Oddio, mi devo allenare…”. Ritengo che sia il messaggio più importante: a qualsiasi livello il tennis deve essere preso come un divertimento. Bisogna essere contenti di entrare in campo, perché se arrivi a fare qualcosa perché “devi”, in quel momento scatta una situazione negativa. Sarà importante tirare fuori le motivazioni giuste per allenarsi nel modo giusto e fare le cose per bene.
Nel video di presentazione, tu e Cavigli parlate di aspiranti professionisti. Che livello devono avere i vostri giocatori? Il Centro sarà aperto a tutti o ci sarà un limite?
Ovviamente il discorso non è adatto a tutti. Si tratta di un Centro “pro” per giocatori di alto livello. Altrimenti il CT Arezzo offre sia la SAT che la scuola agonistica. Tieni presente che il Centro avrà dei costi superiori rispetto alle classiche scuole tennis. E’ evidente che chi verrà avrà motivazioni enormi a raggiungere il top del suo potenziale. Poi ognuno avrà i suoi obiettivi: qualcuno vorrà entrare tra i top-100, qualcun altro vorrà salire da 2.5 a 2.1. Per esempio, quando io ero piccolo avevo il grande sogno di giocare in Coppa Davis. Il centro ha un obiettivo molto chiaro: aiutare giocatori e giocatrici a raggiungere il loro massimo. Se il massimo sarà un piazzamento tra i top-100…meglio! Per me sarà importante che tutti ci provino al 100% e non abbiano nessun rimpianto. Nessuno dei miei allievi dovrà dire: “avrei potuto fare di più”.
Che tipo di lavoro farai? Ti focalizzerai soprattutto sulla tecnica, sulla parte atletica o su quella mentale?
Tutte e tre. Nel tennis di oggi non puoi permetterti di trascurare nulla. Per arrivare ad alti livelli devi raggiungere l’eccellenza sotto ogni profilo. E’ inutile avere talento e fisico e poi sbroccare, oppure avere una grande testa e nessun colpo risolutivo. Devi essere competitivo in ogni situazione. E’ chiaro che ognuno eccelle in un ramo, ma la preparazione di base deve essere assoluta. Nessuno dei tre può essere troppo al di sotto degli altri. Un tempo, un gran dritto e un gran servizio potevano bastare. Oggi devi saper giocare tutti i colpi. Ovviamente è importante avere un colpo risolutivo o quello che ti dà una mano nei momenti difficili. Ti dirò di più: oltre a essere preparato su ogni aspetto, anche all’interno di ogni singolo ramo ci vuole completezza. Non puoi avere un rovescio troppo più scarso rispetto al dritto. Ad alti livelli, se hai un punto debole lo trovano e ti martellano da quella parte. Il livello è altissimo, il numero 150-200 ATP è un fenomeno. Ormai le differenze arrivano sulle percentuali, nessuno gioca o corre peggio di un altro. Durante una partita, la differenza arriva da cose minime. Chi sbaglia tre palle in meno vince la partita. Pochi giorni fa leggevo un’intervista di Goran Ivanisevic: diceva che se vedi il numero 1 e il numero 100 in allenamento, quasi non noti la differenza. Durante la partita, ovviamente, il numero 1 tira due ace nel momento giusto e non sbaglia nei momenti importanti. Molte partite si risolvono su poche palle. Credo che le differenze saranno sempre minori e le partite si giocheranno su sempre meno punti.
Perché un aspirante professionista dovrebbe scegliere te piuttosto che un progetto già avviato?
Credo che 20 anni d’esperienza nel circuito non siano un bagaglio da trascurare. Sono stato seguito da diversi top-coach italiani e da loro ho avuto molto da tutti i punti di vista. Inoltre ho un grande entusiasmo, tipico di chi inaugura un progetto nuovo. Credo che dipenderà molto dal rapporto che instaurerò con i giocatori. Sarà fondamentale la fiducia nella mia persona: chi verrà, dovrà essere convinto che Daniele Bracciali possa dargli una mano nel suo percorso. Ognuno fa le sue scelte: da ragazzo c’erano ottimi coach come Riccardo Piatti e Alberto Castellani, ma io ho trovato il feeling ideale con Fanucci e Rianna. Ma questo non significa che gli altri siano inferiori: dipende molto dal rapporto. Se chiedi a Ljubicic o Furlan, loro decanteranno le doti di Piatti. Ognuno ha avuto il suo top, io spero di esserlo per chi verrà da me.
Avete già stilato un programma? Quale sarà la giornata e la settimana tipo del tuo allievo di alto livello?
Sono previsti tre programmi di allenamento, definiti “training”. Vogliamo soddisfare le esigenze di quelli che vanno a scuola al mattino, nonché di quelli che non frequentano più e possono allenarsi più volte al giorno. Il programma più leggero si chiama “Training 3”, pensato soprattutto per la realtà locale, quelli che giocano a tennis ma si dedicano anche ad altro. Sono previsti tre allenamenti a settimana. Poi c’è il “Training 5” prevede una sessione di allenamento di tennis e una di atletica, mentre il “Full Training” prevede allenamento al mattino e al pomeriggio, sia tennis che preparazione atletica. Ovviamente quest’ultimo è pensato per chi fa attività internazionale, Challenger, Futures o qualificazioni ATP. Insomma, abbiamo diversi tipi di programmi a seconda delle varie esigenze.
Al di là di come finirà la tua carriera di giocatore, qual è il tuo sogno? Una volta che sarai un coach a tempo pieno, quale sarà la tua massima aspirazione?
Spero di portare dei ragazzi a giocare gli Slam o i Masters 1000. E’ lì che capisci la differenza tra il tennis di circolo e quello professionistico. I Futures e i Challenger sono tornei professionistici, ma stanno agli Slam e ai “1000” come il giorno e la notte. Ovviamente è così anche a livello economico, perché nei grandi tornei puoi toglierti grandi soddisfazioni sotto tutti i punti di vista. Giochi in posti bellissimi, con tanto pubblico, se vinci guadagni tanto…spero di portare almeno un ragazzo a diventare un professionista di altissimo livello. Se poi saranno di più, tanto meglio, anche se mi rendo conto che sarà molto difficile. Spero che qualcuno possa ripetere la mia carriera: non sono stato un giocatore d’elite, però ho giocato gli Slam, i Masters 1000, la Davis e le Olimpiadi…anzi, se un mio allievo dovesse fare ancora meglio, ne sarei più che orgoglioso.
Si dice che quella del coach sia una vocazione. Tu pensi di averla?
Credo di sì. Vedo che molti ex giocatori scelgono una carriera come commentatori o magari con qualche azienda di abbigliamento o racchette. Nell’orbita tennis io amo stare in campo con i ragazzi. Mi vedo nel ruolo di allenatore, credo di poter dare molto ai ragazzi.
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