Stakhovsky sullo stop: "Quanti soldi possono essere spesi per aiutare i giocatori?"

Il tennista ucraino si ritira a fine stagione, ma pone un quesito fuori dal coro. Si associa anche il coach della spagnola Paula Badosa: "Nel tennis se non gareggi non vinci un euro".

"Non escludo il ritiro a Wimbledon". Ad inizio marzo Sergiy Stakhovsky recitava così, prima che la pandemia fermasse i battenti. Se l'addio del tennista ucraino è quasi certo nel 2020, lo stesso non si può dire per la prosecuzione dei tornei, soprattutto per quelli estivi. Affiora il pessimismo di un rinvio del ritorno in campo, attualmente fissato per l'8 giugno: il comunicato ufficiale dei The Championships non fa altro che alimentarne i dubbi. L'obiettivo tracciato dal trentaquattrenne di Kiev, ovvero partecipare ai Giochi Olimpici, sembra definitivamente saltato a meno che non voglia prolungare di un anno la propria presenza sul circuito per salutare a Tokyo 2021.

Il punto focale delle recenti dichiarazioni di Stakhovsky non riguardano però - per quanto importante - il suo ritiro. La mezza polemica si concentra sul riscontro economico che i tennisti non possono per forza di cose ricevere, non considerando gli sponsor, a differenza degli sport di squadra come il calcio o il basket in cui si è messi sotto contratto da una società. Il discorso vale in particolar modo per chi col tennis arriva a viverci spesso a fatica e con numerosi sacrifici. Nonostante l'imminente ritiro e un prize money considerevole alle spalle, l'ucraino non ci sta e pone un quesito generale: "Quanti soldi possono essere spesi per aiutare i giocatori? Perché non sappiamo quanto tempo ci vorrà ancora: due, forse tre mesi, giocheremo in questa stagione o non giocheremo? Faccio parte di questo sistema da molto tempo. Credo davvero nelle persone che lavorano lì, sono sicuro che troveranno una soluzione e che i giocatori saranno in grado di continuare la loro carriera. Tutti avranno il supporto di cui hanno bisogno". Più che un discorso personale, Stakhovsky sembra coinvolgere tutto il mondo della racchetta.

Sulla medesima linea d'onda il coach di Paula Badosa, Xavier Budò Bartumeu: "Sono pienamente consapevole che ci sono milioni di situazioni più gravi al mondo rispetto a quelle causate dal coronavirus negli sport. Detto questo, qual è la differenza tra sport con contratti garantiti e sport in cui se non vinci o non gareggi, non vinci un euro in questo momento", scrive in un post su Twitter che ha abbracciato consensi e critiche. Il parallelo dello spagnolo, anche imprenditore ed economista, ritorna sulla disuguaglianza dei vari sport in questo momento senza precedenti.

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