«Contro Sinner mi attende uno degli esordi più difficili che potesse capitarmi». Rafael Nadal è uno dei maestri del politicamente corretto applicato al tennis, che negli anni ha trasformato in «difficilissimi» (a parole) anche i 6-1 che sulla terra battuta ha rifilato a più o meno tutti, ma stavolta il maiorchino dice la verità. Perché anche se ci sono più tornei vinti nel suo palmarès che partite giocate in quello del suo prossimo avversario, pescare Sinner oggi non fa piacere a nessuno, a maggior ragione all’esordio a Roma. E non tanto perché uno dei suoi aspiranti successori gioca in casa, visto che con gli spalti vuoti (il pubblico arriverà da domani, peccato) il fattore campo conta molto meno, ma perché il primo match in un nuovo torneo nasconde sempre qualche insidia extra. E poi il rosso di Sesto Pusteria rientra ormai nella cerchia dei sempre pericolosi, anche per chi sulla carta d’identità ha stampato “Re della terra battuta”.
Le sconfitte premature a Monte Carlo e Madrid hanno dipinto un Nadal un po’ meno extraterrestre rispetto agli anni d’oro, tanto che lui stesso ha ammesso – con sorprendente franchezza – che lui e gli altri fenomeni stanno invecchiando e i giovani sono sempre più forti, ragion per cui è normale che per ritrovare un Masters 1000 vinto da uno dei Big Three sia necessario tornare indietro fino alla scorsa edizione degli Internazionali. Tuttavia, anche se non sembra più impossibile (ma ne riparliamo a Parigi), battere Nadal sulla terra rimane l’impresa più difficile da completare con una racchetta in mano, e lo è più a Roma che a Madrid, dove la palla corre il doppio e le condizioni aiutano chi picchia forte. «Qui invece è tutto diverso – ha spiegato Rafa –, e ci vuole sempre un po’ di tempo per adattarsi. Ma sono soddisfatto di come stanno andando le cose». Detto da uno sempre piuttosto critico con se stesso, profuma di avvertimento.
Tuttavia, Nadal sa che all’ombra di Monte Mario è lui ad avere qualcosa da perdere, proprio come era successo nella sfida con Sinner di qualche mese fa al Roland Garros, dove nessuno – nemmeno Djokovic – aveva saputo metterlo in difficoltà quanto Jannik, arrivato a un passo dallo scippargli un primo set giocato ad altissima intensità, e senza un briciolo di timore reverenziale. Non ce l’ha fatta, tradito (anche) da un pizzico di tensione quando si è accorto che stava davvero facendo partita pari con Nadal sul Philippe Chatrier, ma ha raccolto indicazioni importanti per la sua crescita, e oggi potrà testarle sfruttando la sfida come un’occasione, proprio come ripete coach Piatti che alle vittorie antepone sempre la formazione.