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di Valerio Carriero
29 September 2020

Le nuove palle sotto processo a Parigi: cosa c'è di vero?

Abbiamo contattato Roberto Marcora e Gianluca Carbone, coach di Lorenzo di Giustino, per un giudizio sulle nuove palle utilizzate al Roland Garros che tanto stanno facendo discutere

Foto Ray Giubilo 

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La nuova partnership tra Roland Garros e Wilson non è iniziata nel migliore dei modi. Il noto marchio statunitense ha preso il posto della Babolat dopo l'interruzione del rapporto in essere dal 2011 al 2019 e si sta occupando della fornitura di palle da gioco per un'edizione 2020 già di per sé difficile dal punto di vista organizzativo. Indubbiamente un confronto con gli anni passati è reso impossibile dallo spostamento in calendario del torneo, con il freddo e umido autunno parigino a fare un brutto sgambetto.

A mettere il dito nella piaga è stato Rafael Nadal, uno che a Parigi è di casa e che ha messo in discussione l'adattabilità delle Wilson. "Mi sono allenato con queste palle a Maiorca e con il caldo erano già pesanti, con questo freddo diventano come pietre. Sono pericolose per gomito e spalla", il commento del dodici volte campione del Roland Garros.

"Mi trovo d'accordo con la corrente di chi afferma che sono molto più pesanti, rimbalzano poco ma non so quanto sia legato alle condizioni di Parigi. Rispetto alle passate stagioni, quest'anno sono davvero dure", racconta Roberto Marcora contattato da 'Il Tennis Italiano'. Il giocatore azzurro ha dovuto dichiarare forfait prima del terzo e ultimo turno delle qualificazioni contro Bonzi, a causa di un risentimento per lo stiramento sofferto agli Internazionali BNL d'Italia. "Le Dunlop o le Babolat Roland Garros non erano leggere ma comunque a maggio viaggiavano. Tuttavia faccio fatica a capire tutta questa lamentela generale che sta venendo fuori, i tennisti sono abituati a cambiare palle in ogni torneo: ci sono condizioni che una settimana ti possono piacere, quella successiva no. Il mio allenatore lo sa, io mi lamento praticamente sempre: sono rari i casi in cui mi trovo bene - confessa con un sorriso - ma non ne faccio una polemica. Quest'anno, giocando tra settembre e ottobre, per forza di cose fa freddo e quindi le palle camminano meno".

Chi sta giocando invece il miglior tennis della carriera è Lorenzo Giustino. Il campano, approdato nel main draw partendo dalle qualificazioni, ha superato Corentin Moutet in una battaglia di 6 ore e 5 minuti (il match più lungo di sempre per un italiano in uno Slam, il secondo nella storia del Roland Garros). "Al momento si gioca su un campo lento con palle lente - analizza Gianluca Carbone, coach di Giustino - Nei primi due game, in cui sono nuove, viaggiano abbastanza veloci. Successivamente richiedono una tensione di corde un po' più lenta perché altrimenti non prendono spin: questo tipo di giocatore può incontrare più difficoltà, mentre i tennisti che giocano più piatto sono avvantaggiati". Non solo, per avere un quadro completo occorre anche dare uno sguardo al termometro. "La pesantezza delle palle si va ad aggiungere ad altri fattori, come la temperatura fredda e l'umidità della terra, oltre ad alcune piccole pozzanghere che si creano sui teloni a fondo campo. Quando la palla si impregna di terra o sfiora il telone diventa davvero molto pesante ed è difficile dare spin. Se la temperatura sale, potrebbero esserci cambiamenti importanti. Quando siamo arrivati qui c'erano 30 gradi, ora ce ne sono 12: non è mai facile prevedere le condizioni meteorologiche".

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