Nel 2017 erano un esperimento che lasciava più di una perplessità, mentre a quattro anni di distanza si può dire che le Next Gen ATP Finals abbiano fatto il loro dovere, così come l’intera campagna Next Gen. L’aveva ideata l’ATP dell’allora presidente Chris Kermode, come mezzo per dare visibilità ai giovani col desiderio di riempire il potenziale vuoto generazionale del post Big Three. L’addio dei giganti non è ancora arrivato, ma i tempi – e i volti – sono cambiati e l’evento di Milano è stato fra i simboli della rivoluzione. Basta guardare l’attuale Race, che porterà i migliori otto del mondo a giocarsi le Finals (quelle vere) a Torino: sei dei primi dieci sono passati anche da Milano e un settimo, Alexander Zverev, era fra i qualificati della prima edizione, ma rinunciò perché riuscì a guadagnarsi un posto anche al Masters dei grandi. Vuol dire che a Milano la qualità c’è sempre stata e ci sarà anche quest’anno, per una quarta edizione che si avvicina un po’ in sordina. A 25 giorni dal via di martedì 9 novembre non si sa granché sull’evento, ma al pubblico interessano i nomi e quelli, al netto di qualche potenziale forfait, sono ormai praticamente definiti.
In testa alla Race to Milan c’è Jannik Sinner, che si gioca anche un posto per Torino, un po’ più lontano dopo la sconfitta agli ottavi a Indian Wells. L’altoatesino, che l’evento milanese l’ha conquistato nel 2019, mostrando di poter sul serio diventare un grandissimo, ha detto che se non dovesse conquistare un pass per il Pala Alpitour potrebbe giocare a Milano, ma l’impressione è che le chance di vederlo all’Allianz Cloud siano comunque poche. Idem per Felix Auger-Aliassime che lo segue in entrambe le Race: era qualificato sia nel 2018 sia nel 2019, e in Lombardia non si è visto. Difficile, dunque, pensare che partecipi quest’anno da numero 11 ATP. Ma anche nel caso in cui dovessero mancare entrambi, la qualità all’ex PalaLido resta altissima. Ci sono Carlos Alcaraz, che ha vinto un titolo ATP e raggiunto i quarti a New York; il figlio d’arte Sebastian Korda; il suo connazionale Jenson Brooksby che è arrivato agli ottavi allo Us Open; e soprattutto Lorenzo Musetti, pronto a diventare l’idolo del pubblico. In caso di assenza di Sinner, il toscano diventerebbe il primo azzurro a entrare di diritto nel torneo, dopo che negli anni scorsi agli azzurri era sempre servita una wild card. Un risultato simbolo del livello raggiunto.
Attesi a Milano anche il top-100 Brandon Nakashima (numero 7 della Race) e Holger Rune (numero 9), entrambi iscritti al Challenger di Bergamo la settimana precedente: un chiaro segnale del loro desiderio di esserci. Al momento è fra gli otto anche l’argentino Juan Manuel Cerundolo, vincitore dell’ATP di Cordoba, mentre al decimo posto c’è il tennis divertentissimo e infarcito di smorzate del francese Hugo Gaston. Avrà bisogno di qualche forfait, ma in termini di spettacolo la sua presenza aggiungerebbe qualcosa all’evento. E la storia insegna che spesso chi è arrivato a Milano a fari spenti ha poi avuto – e sta avendo – una grande carriera: nel 2017 Medvedev entrò da nono solo grazie al forfait di Zverev, così come Hurkacz l’anno dopo. Mentre nel 2019 gli occhi del pubblico non erano certo su Casper Ruud. Oggi, il russo è il più forte della nuova generazione, il polacco è a un passo dai primi 10 e il norvegese se li è già presi.