Con la vittoria maturata nella semi deserta Rod Laver Arena, Mayot riporta la Francia al successo nel torneo junior. L’ultimo giocatore d’oltralpe ad imporsi fu la promessa non mantenuta Alexandre Sidorenko nel 2006. Nel torneo maggiore invece l’unica vittoria maschile francese risale al 1928, al tempo dei “quattro moschettieri” Jean Borotra alzò il trofeo battendo Jack Cummings in cinque set. A Mayot non si chiede di riportare la Norman Brooks Challenge Cup in Francia, ma la speranza in patria è quella di trovare un successore degno della generazione che anno dopo anno si avvia al viale del tramonto. In questo verso fanno sperare le parole del fisioterapista Sebastien Poublet: “E’ un grande lavoratore e un grande combattente. Ama visceralmente il tennis, parla solo di quello tutto il giorno e guarda tante partite al telefono e in tv. Ha una grande passione e ogni giorno lavora duramente, questo è Harold”.
Non solo il parere di chi lavora con lui, ma anche l'impressione di Matteo Gigante e Matteo Arnaldi che ci hanno giocato contro. "Mayot è abbastanza completo, ha degli ottimi fondamentali e non fa differenza tra dritto e rovescio - il commento di Gigante dopo la sfida sulla terra di Offenbach - Anche il servizio è buono; si muove bene e sa passare dalla difesa all’attacco e vicevarsa. La cosa che mi ha dato più fastidio nell'affrontarlo è la sua capacità di variare”. Sul rosso anche il match disputato da Arnaldi, toccato dall'arduo compito di affrontarlo in Francia a La Rochelle: "Contro di lui ho fatto fatica a mantenere un gioco offensivo, gli piace esprimere un tennis potente in cui spinge e comanda. Forte fisicamente, serve bene e quando può va a prendersi il punto a rete - l'analisi del ligure che ci lascia svelando la chiave tattica per un match contro Mayot - Bisogna farlo muovere il più possibile perché quando non riesce ad imporsi esce dalla sua zona di comfort e fa più fatica nello scambio".