Il suo match più recente risale a oltre nove mesi fa sull’erba di Wimbledon, sui suoi social non c’è traccia della racchetta e il coach che l’ha accompagnata negli ultimi anni è da poco passato alla corte di Simona Halep, ma almeno per adesso Serena Williams rimane una giocatrice di tennis. Eppure, basta digitare il suo nome su Google News per rendersi conto che lo sport che l’ha resa una leggenda continua a perdere posizioni nell’elenco delle priorità della campionessa di Saginaw, ormai lanciatissima nel mondo del business. Praticamente ogni settimana (se non più volte a settimana) escono notizie di suoi investimenti nei campi più disparati, e l’ultimo ha fatto particolarmente rumore. Proprio come il sette volte campione del mondo di Formula 1 F1 Lewis Hamilton, infatti, c’è anche la giocatrice più forte di tutti i tempi nell’elenco di investitori che sostengono l’offerta di Martin Broughton, ex presidente di British Airways e anche del Liverpool FC, per l’acquisizione del Chelsea, la squadra di calcio londinese appena messa in vendita – più per obbligo che per scelta – dal magnate russo Roman Abramovich, presidente dei “blues” dal lontano 2003. Secondo le voci circolate, sia Serena sia Hamilton hanno accettato di investire circa 10 milioni di sterline ciascuno, per aggiudicarsi, qualora l’operazione andasse in porto, delle quote di una delle società più forti d’Europa, vincitrice dell’ultima Champions League.
Nel caso di Serena, la curiosità è che pare sia stato il consorzio di investitori a selezionare il suo profilo e a verificarne l’interessamento, avendola individuata grazie alla sua esperienza finanziaria, anche nel mondo dello sport. Serena (così come la sorella Venus) detiene infatti dal lontano 2009 una piccola percentuale della proprietà del Miami Dolphins, la squadra di football americano che da qualche anno ha prestato la sua casa al Masters 1000 traslocato dalla penisola di Key Biscayne, ma è attivissima anche in tanti altri campi, e non solo nella moda (con la sua la linea di abbigliamento S by Serena) o nella tv, grazie all’accordo siglato circa un anno fa con Amazon Prime. La sua società di capitale, fondata nel 2014 e denominata Serena Ventures, ha un portafoglio che annovera la bellezza di 60 società diverse, e soprattutto continua a scommettere su nuove ed emergenti realtà sparse in tutto il mondo, raccogliendo a sua volta nuovi finanziatori. È solo di qualche giorno fa l’annuncio di un investimento di Opensponsorship, una startup di marketing sportivo con sede in Gran Bretagna, che ha oltre 12.000 atleti nel suo mercato e punta a rivoluzionare il rapporto commerciale fra le aziende e gli atleti. Dal mese di aprile anche l’investimento in Karat, dai risvolti economici ma anche sociali. La società di base a Seattle ha infatti l’obiettivo di favorire la formazione e l’inserimento nell’industria tecnologica di ingegneri di colore, visto che è stato stimato che questi fanno molta più fatica a muovere i primi passi nel settore rispetto ai colleghi bianchi.