Head Radical Pro 2021: la nostra prova in campo

Il modello più esigente della nuova famiglia Radical è un'agonistica di tutto rispetto, con un'inerzia sopra la media. In campo se ne apprezza la versatilità: la palla viaggia veloce pur dimostrando sensibilità e controllo. Dai Terza categoria in su

Le Radical di Head nascono addirittura quasi trent’anni fa (1993), quando il primo storico modello fu concepito per Andre Agassi in versione giallonera.

La nuova edizione della famiglia Radical targata 2021 è facilmente riconoscibile: look frizzante e vistoso con l’argento del manico e del cuore che lascia spazio a un arancione fluorescente intorno al piatto corde. Oltre alla versione Mp (midplus) da 300 grammi di peso, perfettamente centrata negli stereotipi della moderna agonistica per (quasi) tutti (trovate il test completo sulla rivista di dicembre-gennaio, qui la video recensione), la collezione prevede anche Radical Pro, più pesante e tosta della sorellina.

Stessi materiali e tecnologie: Graphene 360+ su tutti, con le Spiralfibers collocate nelle spalle del telaio (fibre che si modulano allungandosi e raddrizzandosi a favore della flessibilità) e il Graphene negli steli a migliorare la maneggevolezza e la stabilità, mentre in testa agisce a diminuire la deformazione.

Il test del nostro Lab ci parla di una racchetta agonistica con la A maiuscola. Soprattutto in termini di peso (335 grammi comprensivi di incordatura), considerevole e importante da gestire, profilo (sottile, dai 20 ai 21,5 millimetri) e ovale (98 pollici quadrati). Il bilanciamento è abbastanza equilibrato (32,5 centimetri sempre a montaggio effettuato) e lo schema corde il consueto 16x19. L’inerzia rilevata è un valore sopra la media, addirittura da 331 punti.

La corda

Sulla Radical Pro abbiamo fatto montare Lynx Tour, una corda già conosciuta ma in colorazione nuova (arancio), appositamente concepita per l’abbinamento cromatico con la nuova famiglia Radical. Un monofilamento a sezione esagonale con anima in copoliestere, una corda grintosa ma con buona tenuta di tensione (e anche una rigidezza importante). Per questo test su Radical Pro è stato scelto un calibro intermedio (1,25 millimetri) montato a una tensione bassa (22-21 kg).

Controllo e giocate di tocco al top

Come già detto per la sorellina Mp, il design è davvero azzeccato: un oggetto stiloso e appariscente, che soprattutto i più giovani apprezzeranno.

Per quanto riguarda il campo, Radical Pro è... un’arma letale. Poiché fa viaggiare la palla ad alte velocità e dimostra sensibilità e controllo quando la si chiama a toccare di fino. Versatile ma definitiva, dunque, e come tale richiede... il porto d’armi.

Il peso si sente da subito, non eccessivo ma rilevante. Ne può approfittare chi riesce a far viaggiare veloce il braccio, con una tecnica corretta; a quel punto dall’altra parte della rete si accorgeranno della pesantezza di palla impressa. Meglio impattare piatto, dritto per dritto, o con quel minimo sindacale di topspin “di sicurezza”; cercare traiettorie alte e cariche con questo tipo di attrezzo è possibile ma non è il piatto forte del menu.

Il controllo è superiore a tutto il resto; la potenza va ricercata con le corde giuste (calibri anche da 1,20) a tensioni anche sotto i 20 kg.

Proprio per questo, anche giocate di sensibilità da dietro come il backspin (difensivo o d’attacco) o la palla corta riescono davvero bene; certo il presupposto è che anche la mano sia “di livello”.

Sopra la testa si fa un po' fatica a spingere. Al servizio occorre portare il colpo velocemente e sempre con buona tecnica; da preferire le soluzioni piatte o tutt’al più qualche variazione laterale in slice. Non è così facile caricare di peso e far girare la pallina in kick.

Il giocatore ideale

Bisogna saperci fare. La Radical Pro si rivolge a un pubblico che va dai Terza Categoria in su. Per chi non vi appartiene, la sorellina MidPlus è sicuramente più indicata.

La Pro è una racchetta agonistica moderna, con specifiche piuttosto classiche (a cominciare dal profilo, costante e sottile), adatta a giocatori completi a tutto campo che non esagerano con il top ma, anzi, utilizzano spesso il back.

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