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di Marco Caldara
23 September 2022

Ciao ciao Roger: cosa ci mancherà (e cosa no) del più grande di tutti

Il tennis ha dato tanto a Federer, e Federer ha dato tanto al tennis. Mancheranno la sua classe, il suo carisma, quell’atmosfera che solo la sua presenza in campo sapeva creare e tanto altro. Ma, seppur di minor rilevanza, ci sono anche altri aspetti dei quali lo sport e gli appassionati non sentiranno la mancanza

Roger Federer (Foto Getty Images)

Il doppio di questa sera, giocato alla Laver Cup insieme all’amico-rivale di sempre Rafael Nadal, segna l’addio al tennis giocato di Roger Federer, primo dei Big Three a dire basta. Il tennis ne sentirà indubbiamente l’assenza, per tanti motivi. Ma c’è anche qualcosa destinato a non mancare.

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LA SUA CLASSE

Scontato? Certo. Ma verissimo. L’hanno scritto anche tanti suoi colleghi nei messaggi che gli hanno dedicato nell’ultima settimana: nessuno riuscirà mai più a giocare a tennis come Federer. Che non vuol necessariamente dire essere forte come lui, anche perché negli scontri diretti con gli altri due Big Three è in svantaggio, oppure vincere quanto lui (Nadal e Djokovic hanno già più titoli Slam), ma saper far sembrare tutto facile, scontato, a volte persino banale. La classe e l’eleganza nei gesti che ha saputo portare sul campo da tennis non si rivedranno più, perché sono umanamente inarrivabili.

L’ATMOSFERA DEI SUOI MATCH

Di campioni, nel tennis, ce ne sono stati tanti e ce ne saranno tanti altri, ma nessuno ha saputo creare quell’atmosfera magica ed elettrica che si respirava quando in campo c’era Federer. Qualcosa di difficile da spiegare, specialmente a chi non conosce a fondo il fenomeno. Offriva sempre allo spettatore la sensazione di essere di fronte a qualcosa di speciale, di diverso dagli altri incontri. Qualcosa che normalmente ha più a che fare con l’arte, piuttosto che con uno sport giocato ai 200 all’ora.

LA CAPACITÀ DI DIRE SEMPRE COSE INTELLIGENTI

Federer non solo è stato uno dei migliori di sempre in campo, ma anche nell’interviste, nelle conferenze stampa, nella capacità di comprendere (e rispettare) il lavoro altrui. In oltre vent’anni di carriera ha sempre dato risposte ragionate e intelligenti, provando a spiegare nel dettaglio, argomentando con lucidità, cercando di non sottrarsi mai agli argomenti proposti anche quando non erano i più comodi, o magari dopo una brutta sconfitta vedeva solamente l’ora di dimenticare la delusione e fuggire via. Ha sempre saputo dosare a dovere serietà e ironia. Raramente è capitato di lasciare una sua conferenza stampa con la sensazione che fosse stato tempo sprecato. Non accade spesso.

I COLORI E IL CALORE DEI SUOI TIFOSI

19 anni di fila da “Fans Favourite” negli ATP Awards, ovvero il giocatore più amato dal pubblico, selezionato attraverso una votazione aperta a tutti. Basta e avanza per poter affermare con certezza che Federer è stato il giocatore più amato di sempre, in ogni angolo del mondo. Si possono escludere Spagna e Serbia, per ovvie ragioni, ma sul resto del pianeta non ci sono dubbi. Mancherà la presenza costante dei suoi tifosi a ogni torneo, mancheranno i “come on Roger” sugli striscioni, oppure gridati – ed è successo più volte – anche quando in campo non c’era lui. E mancherà soprattutto la sensazione di trovarsi di fronte ad appassionati impegnati a venerare una sorta di divinità, piuttosto che a sostenere uno sportivo durante un incontro di tennis.

L’IMPREVEDIBILITÀ DELLE SUE GIOCATE

Con Federer in campo, c’è sempre stata la sensazione che da un momento all’altro potesse inventarsi qualche magia, qualche soluzione imprevedibile, qualche giocata che per i colleghi risultava difficile anche soltanto da pensare. E anche se l’avessero pensata, non l’avrebbero eseguita bene quanto lui. E anche se l’avessero eseguita bene quanto lui, non avrebbe fatto lo stesso effetto. Perché non sono Federer.

L’ECCESSIVA PERFEZIONE

Va bene, si tratta di un’esagerazione, ma alzi la mano chi almeno una volta non ha invidiato Federer, il suo fascino, la sua eleganza, la capacità di essere sempre all’altezza di ogni situazione. Era perfettamente a suo agio in campo, sudato e trafelato, come fuori, al pettinatissimo Met Gala di New York o in qualsiasi altro evento mondano, negli spot pubblicitari, persino nelle (poche) foto rubate qua e là dai paparazzi. Bastava guardarlo per rendersi conto di non essere come lui, di non poter essere come lui. Non è certo una colpa, quanto piuttosto un merito, ma non avere più Federer come massimo punto di riferimento sportivo farà sentire tutti un po’ migliori. Colleghi compresi.

CERTE SCONFITTE

Nel corso della sua carriera, Federer ha perso tanti incontri che non doveva perdere, peccando di quel killer instinct fondamentale per essere dei campionissimi. Non che non ce l’avesse, mai rispetto agli altri Big Three gli è capitato più spesso di smarrirlo, mancando chance importanti. Impossibile dimenticare i due match-point contro Djokovic nella finale di Wimbledon 2019, ultima vera opportunità per vincere uno Slam, ma di partite simili nel suo lungo percorso tennistico ce sono state tante altre. La statistica dice che in carriera Federer ha perso 23 incontri con match-point a favore, addirittura 7 dal 2017 in poi (su 30 sconfitte). A Nadal è successo soltanto una decina di volte, a Djokovic appena tre.

L’INCERTEZZA DEGLI ULTIMI ANNI

Per i tifosi di Roger, gli ultimi anni sono stati uno strazio. Lo svizzero ha giocato col contagocce, senza ottenere particolari soddisfazioni, ed è sempre stato piuttosto vago sulla possibile data di scadenza della sua carriera. Non si sapeva mai come procedeva il suo recupero, quando sarebbe tornato, se sarebbe tornato. Tutto lecito, per carità, ma la situazione di incertezza costante sul suo conto non mancherà. Chi l’ha amato ha accettato tutto più che volentieri, col sogno di vederlo in campo almeno un’altra volta, ma l’attesa è stata sempre più lunga e non sempre è stata ripagata da prestazioni all’altezza.

LA TROPPA COMPOSTEZZA

È stato uno degli aspetti per il quale è sempre stato apprezzato, nonché una delle chiavi che gli ha permesso di trasformarsi in un campione, limando quel carattere fumantino degli esordi. Ma la grande compostezza di Federer ha anche segnato le abitudini di tutta la sua generazione, e quello non è stato necessariamente un bene. Per una ventina d’anni siamo stati abituati a un tennis esaltante per la qualità ma un po’ piatto per tutto il resto, con campionissimi armati di politically correct, bravissimi a comportarsi sempre bene, a stare alla larga dalle polemiche, a non infastidire nessuno. Non tutti devono essere Kyrgios, ma un po’ di pepe a volte non guasta. La nuova generazione sembra averlo capito.

I SUOI TIFOSI PIÙ ACCANITI

La rivalità fra Federer e Nadal è ciò che ha avvicinato di più gli appassionati d tennis a delle tifoserie calcistiche, creando quella sorta di odio per l’avversario che dal tennis (ma anche dallo sport) dovrebbe sempre rimanere alla larga. Fortuna che negli anni d’oro, quando Nadal sembrava l’uomo cattivo arrivato per rovinare la festa di Roger, i social non c’erano o erano molto meno diffusi, altrimenti il tutto si sarebbe amplificato a dismisura. E menomale che i diretti interessati hanno dato un bell’insegnamento a tutti, fatto di rispetto reciproco, dimostrando che si può essere grandi rivali in campo ma allo stesso tempo ottimi amici fuori. Rimane il fatto che certi tifosi troppo accaniti sono stati una delle poche macchie alla carriera di Roger. Per molti era come se a tennis potesse e dovesse giocare solo lui. Non è così. Per fortuna.

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