L’ECCESSIVA PERFEZIONE
Va bene, si tratta di un’esagerazione, ma alzi la mano chi almeno una volta non ha invidiato Federer, il suo fascino, la sua eleganza, la capacità di essere sempre all’altezza di ogni situazione. Era perfettamente a suo agio in campo, sudato e trafelato, come fuori, al pettinatissimo Met Gala di New York o in qualsiasi altro evento mondano, negli spot pubblicitari, persino nelle (poche) foto rubate qua e là dai paparazzi. Bastava guardarlo per rendersi conto di non essere come lui, di non poter essere come lui. Non è certo una colpa, quanto piuttosto un merito, ma non avere più Federer come massimo punto di riferimento sportivo farà sentire tutti un po’ migliori. Colleghi compresi.
CERTE SCONFITTE
Nel corso della sua carriera, Federer ha perso tanti incontri che non doveva perdere, peccando di quel killer instinct fondamentale per essere dei campionissimi. Non che non ce l’avesse, mai rispetto agli altri Big Three gli è capitato più spesso di smarrirlo, mancando chance importanti. Impossibile dimenticare i due match-point contro Djokovic nella finale di Wimbledon 2019, ultima vera opportunità per vincere uno Slam, ma di partite simili nel suo lungo percorso tennistico ce sono state tante altre. La statistica dice che in carriera Federer ha perso 23 incontri con match-point a favore, addirittura 7 dal 2017 in poi (su 30 sconfitte). A Nadal è successo soltanto una decina di volte, a Djokovic appena tre.
L’INCERTEZZA DEGLI ULTIMI ANNI
Per i tifosi di Roger, gli ultimi anni sono stati uno strazio. Lo svizzero ha giocato col contagocce, senza ottenere particolari soddisfazioni, ed è sempre stato piuttosto vago sulla possibile data di scadenza della sua carriera. Non si sapeva mai come procedeva il suo recupero, quando sarebbe tornato, se sarebbe tornato. Tutto lecito, per carità, ma la situazione di incertezza costante sul suo conto non mancherà. Chi l’ha amato ha accettato tutto più che volentieri, col sogno di vederlo in campo almeno un’altra volta, ma l’attesa è stata sempre più lunga e non sempre è stata ripagata da prestazioni all’altezza.
LA TROPPA COMPOSTEZZA
È stato uno degli aspetti per il quale è sempre stato apprezzato, nonché una delle chiavi che gli ha permesso di trasformarsi in un campione, limando quel carattere fumantino degli esordi. Ma la grande compostezza di Federer ha anche segnato le abitudini di tutta la sua generazione, e quello non è stato necessariamente un bene. Per una ventina d’anni siamo stati abituati a un tennis esaltante per la qualità ma un po’ piatto per tutto il resto, con campionissimi armati di politically correct, bravissimi a comportarsi sempre bene, a stare alla larga dalle polemiche, a non infastidire nessuno. Non tutti devono essere Kyrgios, ma un po’ di pepe a volte non guasta. La nuova generazione sembra averlo capito.
I SUOI TIFOSI PIÙ ACCANITI
La rivalità fra Federer e Nadal è ciò che ha avvicinato di più gli appassionati d tennis a delle tifoserie calcistiche, creando quella sorta di odio per l’avversario che dal tennis (ma anche dallo sport) dovrebbe sempre rimanere alla larga. Fortuna che negli anni d’oro, quando Nadal sembrava l’uomo cattivo arrivato per rovinare la festa di Roger, i social non c’erano o erano molto meno diffusi, altrimenti il tutto si sarebbe amplificato a dismisura. E menomale che i diretti interessati hanno dato un bell’insegnamento a tutti, fatto di rispetto reciproco, dimostrando che si può essere grandi rivali in campo ma allo stesso tempo ottimi amici fuori. Rimane il fatto che certi tifosi troppo accaniti sono stati una delle poche macchie alla carriera di Roger. Per molti era come se a tennis potesse e dovesse giocare solo lui. Non è così. Per fortuna.