Nell'occhio del ciclone Novak Djokovic dopo i numerosi casi positivi legati all'Adria Tour. Sono ben tre, ad ora, i casi positivi tra i giocatori: Dimitrov, Coric e Troicki hanno contratto il virus, aspettando il risultato del tampone del numero uno al mondo. Qualche perplessità sul torneo era sorta già nel primo weekend andato in scena a Belgrado: nessuna precauzione e distanziamento inesistente. Il risultato è quello che vediamo oggi. "Penso che tutti possiamo imparare da questa lezione - afferma Andy Murray alla stampa britannica - Onestamente, spero che non sia una cosa troppo seria. Serbia e Croazia erano paesi che stavano superando la pandemia in modo agevole e ora le cose potrebbero peggiorare. Ma si sapeva che non appena i paesi avrebbero aperto le frontiere e la gente sarebbe uscita di casa, questo genere di cose poteva accadere". Andy tornerà in campo questa settimana al 'Battle of the Brits'. Il promotore dell'idea è stato il fratello Jamie: "Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili - spiega nel dettaglio il più grande dei due Murray - Consigliamo a tutti di mantenere la distanza sociale, non vogliamo che qualcuno si ammali. Ci siamo riuniti per stabilire chiaramente come dovremmo comportarci. Siamo riferimenti sociali per molti bambini e non possiamo deluderli. Quello che è successo durante l'Adria Tour è deplorevole".
Sempre di britannici si parla con Daniel Evans. La preoccupazione del trentenne di Birmingham si sposta in ottica Us Open, che potrebbero essere messo a rischio dopo la positività di grandi campioni come Dimitrov e Coric: "Quanto successo è un cattivo esempio e dovremmo essere tutti responsabili. Non è uno scherzo. Anche senza misure di distanza imposte, proverei comunque a mantenerle. C'è stato un totale disprezzo verso questo tema. E spero che questo non impedisca agli US Open di essere disputati: spero che non ci siano dubbi a causa di ciò che è accaduto durante l'Adria Tour".