La crisi di Bernard Tomic sembra non avere fine. L’australiano nel primo turno del Challenger di Dallas - seconda uscita stagionale - si arrende al 306 del mondo Brandon Nakashima. Il match si conclude con il parziale di 6-2 6-3 in soli 44 minuti, non una novità per l’ex enfant prodige che ci ha abituato a sconfitte lampo inspiegabili. In particolar modo si ricordano il 6-0 6-1 subito da Nieminen a Miami 2014 e il 6-2 6-1 6-4 contro Tsonga in soli 58 minuti lo scorso anno a Wimbledon. Quest’ultimo episodio finì addirittura per costare il montepremi al giocatore aussie, accusato di non essersi impegnato a sufficienza.
Un loop di alti e bassi, ma la corsa questa volta potrebbe finire. Dispiace vedere un ragazzo buttarsi via in questo modo, specialmente perché i problemi tennistici sembrano essere solamente la punta dell’iceberg. Gli anni nel circuito hanno logorato il talento che incantò il mondo all’età di sedici anni quando vinse contro Potito Starace il primo match in un torneo Slam. Dopo quella vittoria Tomic prende gradualmente contatto con il circuito ed un paio d’anni dopo, nel 2011 lancia la sua cavalcata nel tennis che conta. L’anno inizia con il terzo turno a Melbourne - sconfitto da Nadal dopo le vittorie su Chardy e Feliciano Lopez - ma il vero exploit arriva sull’erba di Wimbledon, partendo dalle qualificazioni infatti raggiunge i quarti di finale battendo anche Robin Soderling. L’avventura termina in quattro set contro Novak Djokovic, ma con il risultato ottenuto l’australiano diventa dopo Boris Becker, Björn Borg e John McEnroe il quarto giocatore più giovane ad aver raggiunto i quarti nello slam londinese. La stagione 2011 giunge al termine con risultati altalenanti ma sufficienti per entrare in top 50.
Negli anni successivi iniziano gli scossoni dall’alto al basso e viceversa. Alla top 30 e al primo titolo ATP - Brisbane 2013 - si frappongono problemi che denotano qualcosa di rotto alla base. Nello stesso anno a Montecarlo infatti il padre e coach John Tomic passa agli onori della cronaca per una testata tirata a Thomas Drouet, sparring del figlio in quell’occasione. Non era la prima volta che John interferiva in maniera negativa con la carriera del figlio e di certo non è stata l’ultima. Tolto questo episodio comunque le cose in campo vanno discretamente, Bernard non raggiunge la top ten che molti nel 2009 davano scontata, ma riesce a vincere altri due titoli - entrambi a Bogotà - e nel 2016 raggiunge la diciassettesima posizione della classifica, ad oggi ancora il suo best ranking.