Anarchia al potere: questo Slam è il più aperto di sempre

Nessuna delle quattro giocatrici ancora in corsa al Roland Garros ha mai giocato una semifinale Slam. Sakkari, Pavlyuchenkova, Krejcikova e Zidansek hanno di fronte un’opportunità che cambia la vita, e per come è andata sin qui possono vincere tutte. Favorita la greca: la madre non voleva che facesse la tennista, ma lei ha fatto di testa sua. E ha avuto ragione

Foto Ray Giubilo

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Resta da capire se è una buona (difficile) o una cattiva notizia (probabile), ma con l’eliminazione della campionessa in carica Iga Swiatek il Roland Garros femminile formato 2021 è diventato lo Slam più aperto degli ultimi anni, forse dell’intera storia del tennis in gonnella. Nessuna delle ultime quattro giocatrici in gara ha un posto fra le prime 16 del mondo, quella di giovedì sarà per tutte la prima semifinale in un torneo del Grande Slam e sabato pomeriggio la terra del Philippe Chatrier eleggerà la sesta nuova campionessa Slam negli ultimi sei tornei. Dati che ribadiscono l’anarchia regnante a livello WTA, al quale in questa occasione hanno contribuito il forfait di Simona Halep, il ritiro – per questioni fisiche – della numero uno Ashleigh Barty e quello – per ragioni psicologiche – di Naomi Osaka.

Ma chi manca ha sempre torto e dunque è giusto rendere onore al merito di chi c’è, e si trova di fronte un’opportunità che vale una carriera. Dall’alto (del tabellone) verso il basso: Barbora Krejcikova, Maria Sakkari, Anastasia Pavlyuchenkova e Tamara Zidansek. Quattro ragazze dalle storie sportive diverse: la prima si è scoperta competitiva anche in singolare dopo aver vinto tanto in doppio; la seconda bussa da un po’ di tempo alla porta delle big; la terza è nel giro da anni ma ha dovuto attendere una vita per superare finalmente i quarti di finale e l’ultima è la più grande sorpresa, in semifinale da numero 85 del mondo e con alle spalle appena tre match vinti negli Slam prima di mettere piede a Parigi.

C’è da scommettere che se glielo dicessero si sentirebbe male, ma per varie ragioni (classifica in primis, ma non solo) oggi la favorita numero uno per la vittoria finale è Maria Sakkari. Fa un certo effetto che lo sia da numero 18 del mondo, ma è stata lei a far fuori l’ultima delle big rimaste in corsa, giocando un gran bel match. La 25enne di Atene ha una storia curiosa: la madre Angeliki Kanellopoulou è state fra le prime 50 del mondo negli Anni ’80, ma leggenda narra che abbia fatto il possibile per occultare alla figlia il passato da tennista, con l’obiettivo di indirizzarla verso altri sport. Ma la genetica non si cambia e (per fortuna) il tentativo è fallito, consegnando alla Grecia un’altra protagonista da cullare oltre a Stefanos Tsitsipas, venerdì avversario di Zverev per un posto in finale.

Il modo in cui ha gestito il quarto con la Swiatek dice che mentalmente la Sakkari è pronta per fare altra strada: il medical time out che sul 6-4 2-0 ha portato la polacca a rifiatare negli spogliatoi (a causa di un problema alla coscia destra) poteva sparigliare le carte, invece la greca non ha fatto una piega e ha conservato il break fino al trionfo, rischiando molto poco e raccogliendo i tanti errori della rivale col diritto. La campionessa in carica in settimana ha incassato i complimenti – via Twitter – sia di Murray sia di Roddick, ma per confermarsi deve lavorare ancora e la finale la vedrà anche lei in televisione. La Sakkari ha detto di aver approcciato il torneo col solo obiettivo di godersi ogni incontro, e fino a qui ha funzionato a meraviglia, anche se ora viene il difficile perché la posta in palio è da brividi

Per esperienza, maturità e classifica, la seconda da tenere d’occhio è Anastasia Pavlyuchenkova, finalmente in semifinale al suo cinquantaduesimo (!) torneo del Grande Slam. Ci era andata vicino la prima volta proprio a Parigi, nel 2011, arrivando a condurre per 6-1 4-1 contro Francesca Schiavone prima di crollare. Ce l’ha fatta dieci anni e svariati tentativi più tardi, vincendo un quarto nervoso contro la sua compagna di doppio Elena Rybakina grazie a una condizione fisica a suo dire migliore rispetto all’epoca, e anche all’ausilio di uno psicologo dello sport. L’ha aiutata a lasciare certe debolezze negli spogliatoi e a trovare la chiave per far coesistere le sue due anime: quella gentile ed educatissima, che la rende una delle più apprezzate dalle colleghe fuori dal campo, e quella aggressiva che scatta dopo il “ready, play” pronunciato dal giudice di sedia.

A detta di qualcuno era troppo buona per poter diventare davvero una big, ma a quasi trent’anni è più vicina che mai a un titolo Slam. Per fare un altro step dovrà battere Tamara Zidansek, slovena, 23 anni, mai nelle prime 50 del mondo. Ce la farà con la semifinale a Parigi, dove fra 2019 e 2020 aveva perso al primo turno mentre stavolta sta vivendo le due settimane della vita, iniziate con una furibonda rimonta contro Bianca Andeescu (6-7 7-6 9-7) e passate da un’altra vittoria a oltranza ai quarti di finale, 8-6 al terzo contro la spagnola di Manhattan Paula Badosa Gibert.

Completa la lista delle semifinaliste inattese la 25enne ceca Barbora Krejcikova, una che di Slam ne ha già vinti cinque ma solo fra doppio e doppio misto (compreso il Roland Garros del 2018 con Katerina Siniakova), arrivando al numero uno della classifica mondiale di specialità per poi rendersi conto che poteva combinare qualcosa di interessante anche senza una compagna con cui dividere campo e responsabilità. Proprio quelle responsabilità che l’avevano condotta verso un crollo emotivo alla vigilia della sfida degli ottavi contro Sloane Stephens: non era nemmeno certa di scendere in campo, poi si è rifugiata nello stanzino del fisioterapista a parlare con la sua mental coach, che le ha dato la forza di giocare e vincere, e poi anche di ripetersi nei quarti contro la baby star Cori Gauff, stavolta bocciata ma destinata a una lunga serie di promozioni con lode.

Così in semifinale c’è lei, al quinto Slam in carriera, preparato vincendo il piccolo WTA di Strasburgo e già andato ben oltre le aspettative quando al terzo turno ha fatto fuori Elina Svitolina. Sulla carta doveva fermarsi lì, invece ha vinto, poi ha messo al tappeto altre due avversarie e ora sogna a occhi aperti un’impensabile doppietta, visto che è ancora in corsa anche nel suo amato doppio. Dal punto di vista fisico può diventare un problema, ma da quello mentale è senza dubbio un aiuto, per non pensare solo al singolare e al fatto che fra le quattro rimaste in gara è pur sempre l’unica a sapere come si vince uno Slam. Difficilmente basterà, ma quando c’è di mezzo il tennis femminile le previsioni si rivelano puntualmente sbagliate. Dunque meglio limitarsi a guardare, senza farsi troppe domande, e che vinca la migliore. O la meno peggio, visto che stavolta delle migliori non c’è neanche l’ombra.

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