La convincente prestazione di Jannik Sinner e Lorenzo Sonego in doppio contro l’Olanda è stata agevolata dallo splendido rapporto tra i due azzurri dentro e fuori dal campo

MALAGA – Con un amico al fianco, è tutto più bello. E’ questo il succo della conferenza stampa di Sinner e Sonego, accompagnati dal capitano Volandri, dopo la vittoria ottenuta in rimonta contro l’Olanda, celebrata al “Palacio de Desportes Martin Carpena” dalle note de “Il cielo è sempre più blu”. Il doppio decisivo, da noi tanto temuto, si è rivelato alla prova del campo una marcia trionfale, un successo dovuto anche e forse soprattutto allo splendido rapporto che c’è tra i due azzurri, dentro e fuori dal campo. «Ho giocato molto bene, è vero – le parole di Sinner, che finora nei doppi di Davis aveva sempre perso, due volte con Fognini e una con Bolelli – ma avere un amico come compagno rende tutto più facile. Io e Lorenzo siamo due ragazzi semplici, che ridono tanto e si divertono con poco, una partita alla playstation, una a burraco, dove però vince quasi sempre lui. In campo mi sono sentito bene, molto rilassato, e questo è stato forse il segreto della nostra vittoria».

«A me piacciono le persone umili – tocca adesso a Sonego – e Jannik incarna proprio questa virtù. E’ tranquillo, non si dà arie, fa gruppo. E poi è un grande campione, che non guasta… Personalmente sono contento di aver dato il mio contributo alla vittoria, fisicamente mi sento molto meglio, guardo con ottimismo alla semifinale».

Ecco, meglio sfidare sabato la Serbia o la Gran Bretagna? «Inutile fare pronostici – si inserisce Sinner – però certo, mi piacerebbe incrociare di nuovo Djokovic».
Chiusura con il capitano Volandri. «Dopo il primo singolare perso non ho pensato al mio futuro, assolutamente. Abbiamo una squadra forte ed io sono qui per fare delle scelte, anche dolorose. Certo, ogni volta che ci sono le finali siamo costretti a parlare di assenze importanti, di condizioni fisiche non ottimali. Ormai siamo abituati alle difficoltà però credetemi, io ho 42 anni ma ogni tanto me ne sento venti di più…».