Nella sfida per il titolo al Roland Garros, i due più forti del momento. Nessuno dei due ha mai perso finora nelle finali Slam; lo spagnolo è in vantaggio 7-4 nei precedenti ma l’azzurro giunge in finale senza aver ceduto neanche un set

Foto di Ray Giubilo

Parigi non poteva sognare finale più prestigiosa. A contendersi la raffinata Coupe des Mousquetaires saranno Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, n. 1 e n. 2 del mondo, i giocatori più dominanti e vincenti del momento. Perciò, va detto che, comunque vada l’esito della partita, i due campioni saranno all’altezza del motto della capitale francese, fluctuat nec mergitur perché, pur essendo “in balìa delle onde” nessuno dei due “affonderà”.

Per la prima volta, nella finale di uno Slam ci saranno due campioni nati negli anni 2000, largo ai giovani, dunque! Nonostante la giovanissima età, l’azzurro (23 anni) e lo spagnolo (22), sembrano già campioni navigati per la maturità, l’esperienza e i traguardi raggiunti in pochissimo tempo. Diversi per gioco e personalità ma assai simili per i valori che incarnano dentro e fuori dal campo, questi due ragazzi stanno facendo sognare già da un bel po’ i tennisti in erba di tutto il mondo; e non soltanto con i loro record ma, al tempo stesso, anche con la grazia, il sorriso e la sportività con cui affrontano le sconfitte e i momenti più complicati.

Nei loro 11 scontri diretti (tre su terra, uno su erba e sette sul duro) Alcaraz è in vantaggio 7 a 4 e ha vinto le ultime quattro partite: la semifinale di Indian Wells 2024, la semifinale del Roland Garros 2024 e le finali di Pechino 2024 e Roma 2025. Nei major, finora, si sono sfidati tre volte: negli ottavi di Wimbledon (2022), nei quarti dello US Open 2022 e nella semifinale del Roland Garros l’anno scorso. A Londra vinse Jannik in quattro set, mentre a New York e a Parigi si è imposto Carlos al quinto (lo spagnolo ha poi vinto entrambi i titoli). Se consideriamo solo la terra, Alcaraz è in vantaggio 2-1 e il successo di Sinner risale alla finale di Umago del 2022. Il murciano è l’unico ad avere battuto Sinner dalla scorsa estate; tuttavia, Jannik è il tennista più dominante da agosto 2024 poiché ha conquistato 47 vittorie (con due sole sconfitte, entrambe, appunto, con Alcaraz a Pechino 2024 e Roma 2025) dal torneo di Cincinnati 2024 e ha un filotto di 20 partite Slam dallo scorso US Open. Un dominio netto, confermato anche dalle 52 settimane consecutive in vetta alla classifica mondiale. Lo spagnolo, invece, in passato, ha guidato il ranking per 36 settimane e, nel 2025, è il tennista con il maggior numero di partite vinte, 36 (e 5 sconfitte); con il trionfo a Parigi l’anno scorso, a 21 anni è diventato il più giovane ad ottenere un successo Slam su tutte le superfici.

Sinner vanta tre Slam in bacheca (l’Australian Open 2024 e 2025; lo US Open 2024), gioca la sua quarta finale major (eguagliando Pientrangeli) ed è il primo italiano a raggiungere la finale a Porte d’Auteuil dopo Adriano Panatta (1976); l’azzurro è il quinto tennista dell’Era Open (dopo Federer, Nadal, Djokovic e Murray) ad issarsi in tre finali Slam di fila e il più giovane, dopo Sampras, a riuscirci; potrebbe diventare il 12esimo della storia ad inanellare tre titoli maggiori. Alcaraz, campione uscente degli Internazionali di Francia, registra quattro titoli major (US Open 2022; Wimbledon 2023-2024; il Roland Garros 2024) e, insieme a Federer, è l’unico ad aver conquistato le sue prime quattro finali major; quella contro Sinner sarà la quinta disputata, la seconda a Parigi. Per la prima volta, uno dei due perderà una finale Slam visto che entrambi non ne hanno mai fallita una. Dopo Wilander, Borg e Nadal, Carlos è il quarto tennista più giovane dell’Era Open a raggiungere una finale maggiore per quattro anni di fila. Finora, il palmares di Jannik conta 19 titoli, esattamente come quello di Carlitos. Un percorso netto fino alla finale per Jannik in questo Roland Garros che non ha concesso neanche un set nelle partite contro Rinderknech, Gasquet, Lehecka, Rublev, Bublik e Djokovic; ha faticato di più Alcaraz che ha ceduto un parziale in quattro partite su sei: sul suo percorso Zeppieri, Marozsan, Dzumhur, Shelton, Paul e Musetti.

Ma cosa vedremo in campo? Una gran battaglia, questo è certo. E, allo stesso tempo, due tipi di “tempeste”: da una parte, il tennis vulcanico e travolgente di Carlos; dall’altra, una “tempesta” interna per Jannik (come ha detto egli stesso), mascherata dalla sua solidità granitica e imperturbabile. Ciò che potrebbe tradire lo spagnolo è la troppa irruenza nel colpire la palla, quel voler trovare il vincente a tutti i costi e in fretta. E ciò possiamo vederlo anche nelle statistiche di questo Roland Garros, poiché se Carlitos ha messo a segno 241 vincenti – a fronte dei 186 di Jannik – ha anche commesso 189 gratuiti, mentre l’italiano 114. La fretta lo manda spesso in confusione, pregiudicando l’esito del match. In questo, l’altoatesino è l’opposto: serafico, riflessivo, chirurgico, ci pensa bene prima di colpire qualsiasi palla. Ama costruire il proprio gioco punto dopo punto, osservando l’avversario nei minimi dettagli. Con Sinner, nulla viene lasciato al caso. Il servizio avrà un ruolo centrale, un aspetto che, tra l’altro, non ha funzionato poi così bene nella partita con Djokovic.

Entrambi preparatissimi fisicamente, imposteranno un gioco d’attacco, ovviamente; un’offensiva atletica ma “accarezzata” al tempo stesso, grazie alla loro mano straordinaria… Prepariamo già carta e penna per conteggiare smorzate, volée, smash e quant’altro. E poi i due ragazzi si conoscono ormai alla perfezione; con rispetto e una certa distanza, l’uno ispira l’altro, l’uno impara dall’altro. Come detto, la finale al Bois de Boulogne sarà il loro dodicesimo atto, siamo ancora lontani dal mito dei “Fedal” o dei “Rafa-Nole” ma i giovani Jannik e Carlos corrono veloci e, insieme, stanno già scrivendo una nuova pagina della “mitologia” del tennis.