La numero uno del mondo spazza via Carla Suarez Navarro in 56 minuti, prendendosi l’ottavo titolo sul cemento di Miami. Fino a ieri non era contenta del suo tennis, ma i numeri parlano chiarissimo: nel 2015 non ha ancora perso un incontro. 

Serena Williams è come il buon vino. Migliora col tempo, rendendo difficile la ricerca della parole giuste per descriverla. Mise per la prima volta piede al Miami Open nel lontano 1997, e diciotto anni più tardi ha alzato al cielo il suo ottavo titolo a Key Biscayne, il terzo consecutivo nel torneo di casa, a un’ottantina di miglia dalla sua Palm Beach. Ce l’ha fatta spazzando via Carla Suarez Navarro in 56 minuti, con un 6-2 6-0 che conferma il trend delle precedenti quattro sfide, tutte vinte senza mai cedere più di cinque game. Una finale lampo utile a dare ancora più valore a un successo prezioso, iniziato con le scorie del problema al ginocchio destro accusato a Indian Wells da smaltire, e passato soprattutto da due incontri molto probanti fra quarti di finale e semifinale. Prima Sabine Lisicki e poi Simona Halep l’hanno obbligata a sporcarsi le mani, a soffrire e a tirar fuori il massimo per vincere. Lei ha abbassato la testa e ce l’ha fatta, confermando di essere la più forte anche quando non tutto va per il verso giusto. O meglio, lei lamenta di essere lontana dal 100% (“mi sento come avessi perso”, ha detto giovedì), ma il campo continua a raccontare una storia diversa. C’è un dato che meglio di tutti serve a dare un contorno alla sfida odierna: la Suarez Navarro ha tirato in tutto tre colpi vincenti, Serena il terzo vincente l’ha sparato nel terzo punto, chiudendo a quota 27. Impossibile giocarsela con un'avversaria così.
 
SOLO UNA PALLA-BREAK PER CARLA
L’incontro è durato di fatto solo fino al 2-2, tempo che la Williams registrasse la risposta e il timing sulle palle liftate della rivale. Poi è stato dominio. Significativo anche il modo in cui è arrivato il primo strappo, poi rivelatosi definitivo. Per evitare di farsi sovrastare dalle accelerazioni di Serena, la spagnola ha cercato di giocare con la massima profondità, finendo per commettere nello stesso game cinque errori con il rovescio, il suo colpo migliore. Un segnale di resa anticipata confermato dai game successivi, scivolati via senza colpo ferire. L’unica chance è arrivata in apertura di secondo set, dopo la chiacchierata con Xavier Budo nel corso della pausa. Il coach le ha fatto notare che malgrado il 6-2 il suo tennis non era così distante da quello di Serena, spronandola a continuare a provarci. Ci è riuscita fino al 30-40, ma Serena le ha annullato l’unica palla-break del match servendo un ace a uscire, primo punti di una mitragliata di undici consecutivi, che l’han spedita sul 3-0. Qualche istante dopo era già tempo di stretta di mano, non prima che la statunitense se la prendesse con sé stessa per un errore sul punteggio di 6-2 5-0 30-0. Se non fosse una perfezionista, non sarebbe ancora la più forte a 33 anni suonati.
 
SERENA RIPARTE DA BRINDISI
Merita comunque tanti applausi anche la Suarez Navarro. Il miglior torneo della sua vita è terminato in maniera ingenerosa, ma contro Serena può capitare a tutte. Poco importa, quello che conta è aver aggiunto un altro tassello alla sua parabola in crescendo che l’ha portata alla completa maturazione solo lo scorso anno, con il tanto atteso primo titolo nel Tour. Con 27 anni da compiere a settembre, festeggerà lunedì un posto fra le prime dieci del mondo, terza spagnola di sempre a riuscirci dopo Arantxa Sanchez-Vicario e Conchita Martinez. Probabilmente non arriverà mai in alto come loro né vincerà uno Slam, ma dalla prossima settimana potrà guardare alla propria carriera con occhi diversi, e porsi dei nuovi obiettivi. Una parola che ormai non ha più alcun senso per Serena: ha vinto tutto e continua a farlo, scrivendo nuove pagine di una storia senza fine. Con la vittoria a Miami è diventata la quarta di sempre a vincere un torneo almeno otto volte, insieme a Martina Navratilova (presente alla premiazione), Chris Evert e Steffi Graf. Ora non le resta che riposare e prepararsi per la prossima sfida, il 18 e 19 aprile al Tennis Club Brindisi, per i quarti di finale di Fed Cup contro l’Italia. Sarà il primo atto della sua stagione sulla terra rossa, alla quale si presenterà da imbattuta nel 2015. Fra Australian Open, Fed Cup in Argentina, Indian Wells e Miami, il suo bottino parla di 18 vittorie e 0 sconfitte. Ecco la motivazione per i prossimi mesi: vedere fin dove riuscirà ad arrivare senza perdere un incontro.
 

WTA PREMIER MANDATORY MIAMI – Finale

Serena Williams (USA) b. Carla Suarez Navarro (ESP) 6-2 6-0