di Gabriele RivaNon smette di far parlare il tormentone scommesse
di Gabriele Riva

Non smette di far parlare il tormentone scommesse. Sono molti a voler dire la loro e le opinioni, soprattutto dei diretti interessati, cioè i giocatori, non variano poi molto. Certo, c’è chi è più diplomatico e chi meno, ma la sostanza non cambia. Chi va giù con l’accetta è Andy Murray, forte dei suoi 20 anni e dell’animo scozzese Braveheart-style, si spinge a dire che “Molti match di tennis sono truccati, non solo, tutti sanno che è così. E se ci pensate – ha detto in diretta dagli schermi della Bbc – non è neanche così difficile: basta fare un paio di doppi falli nel momento giusto, chi se ne accorge? Lo si può fare ed è difficile essere scoperti”. Dichiarazioni per le quali Andy è stato subito contattato dall’Atp che vuole parlarci sopra, e infatti, ha fatto sapere un portavoce dell’Association, ci sarà a breve un incontro chiarificatore. Benzina sul fuoco, insomma, dopo quella specie di acqua che in Inghilterra aveva provato a lanciare l’ex numero 1 britannico Tim Henman, “Qualcosa che non va c’è, ma a me non è mai capitato di ricevere richieste strane in questo senso, però a sentire parlare i giocatori…”.

Gli americani fanno blocco unico, Roddick in testa, seguito a ruota dai gemelli Bryan e dal nuovo arrivato nel Tour John Isner. Condanna unanime: “chi si presta a questi giochetti deve essere squalificato a vita. E’ vero che poi chi fa queste cose si confronta con la sua coscienza però è necessaria una punizione del genere, per il bene dello sport”. E così, nell’anniversario del quarto anno dal primo campanello d’allarme (ottobre 2003, Kafelnikov contro Vicente) la spinta è forte e la decisione è matura. E’ ora, come auspicato da giocatori e dirigenti, di intervenire creando un ente apposito per queste vicende. E’ Etienne De Villiers (nella foto), numero 1 dell’Atp, a invocare un intervento deciso “Non è qualcosa che potremmo fare, è qualcosa che dobbiamo fare”. ET svela anche di aver parlato con Sua Maestà Roger Federer e di aver discusso anche con lui il problema. “Roger dice che è un problema che non riguarda i top-player ma scendendo nelle gerarchie (e nei montepremi, n.d.r.) il rischio di cadere in tentazione c’è”.

Avrà così ufficialmente i natali a Londra, nel prossimo incontro dell’Atp, a novembre, la cosiddetta “Integrity Unit”, che viene alla luce proprio per arginare un fenomeno che ogni giorni assume contorni più inquietanti per le proporzioni. Ufficiosamente invece, il primo passo, in termini di decreti è già stato compiuto: 48 ore. E’ il tempo limite per qualsiasi giocatore, a cui venga all’orecchio qualcosa di poco chiaro, per informare le autorità; sanzioni ovviamente per chi non lo facesse. Come primo passo qualche dubbio lo lascia. Anzi parecchi, vero? Evidentemente anche l’”Integrity Unit” ha bisogno di aggiustare la mira. Buon lavoro…