dalla nostra inviata Roberta LamagniAhoy Stadium tutto esaurito, bandiere inneggianti le due nazioni in campo, entrambi i protagonisti reduci da incontri dalle mille emozioni, spettacolo puro per ogni attimo delle 5 ore e 35 minuti delle semifinali
dalla nostra inviata Roberta Lamagni

Ahoy Stadium tutto esaurito, bandiere inneggianti le due nazioni in campo, entrambi i protagonisti reduci da incontri dalle mille emozioni, spettacolo puro per ogni attimo delle 5 ore e 35 minuti delle semifinali. Questa la premessa dell’incontro di finale dell’ABN AMRO di Rotterdam, torneo classificato come International Series Gold, con un montepremi da 1 milione di dollari.

Purtroppo per il pubblico presente e per Ivan Ljubicic, i pronostici degli stessi finalisti che davano per certo uno scontro all’ultimo ace non si avvicinano nemmeno marginalmente alla realtà.
E’ una partita a senso unico quella che vede schierati in campo il già finalista di Rotterdam 2005 Ivan Ljubicic e la rivelazione del torneo, il russo Mikhail Youzhny.
Una battaglia ad armi scariche da parte di uno dei contendenti, il croato numero 8 del mondo, che sembra non avere la forza di reagire agli affondi dell’avversario.
Passano solo 2 minuti dall’inizio della gara quando Youzhny ipoteca il titolo.
Break al primo turno di battuta del croato, il che significa, considerando l’ottimo stato di forma del moscovita, quasi set. E così è. Prima frazione conquistata per 6 giochi a 2, senza un accenno di lotta, una minima reazione, resa ancora più significativa dal doppio break.
“Devo ringraziare Nikolay (Davydenko, ndr), per aver sfinito Ivan ieri sera “ sarà il commento a fine gara del russo.
Nessun cambio di marcia per il secondo set, nel quale Ljubo sembra concentrare le ultime energie residue in un pallido tentativo di recuperare il break fatale messo a segno sul  2 pari. Con il punteggio di 6 a 4, Youzhny festeggia nel suo personale modo (l’originale saluto militare munito di racchetta) il primo titolo della stagione e il terzo in carriera, dopo quelli di San Pietroburgo 2004 e Stoccarda 2002.

E’ una carriera “ferita” quella del 24enne Mikhail, giunto al suo miglior ranking nel gennaio 2005, quando ricoprì la 15esima posizione mondiale, ma forzato a uno stop da un infortunio. Da allora una continua scalata verso il recupero della condizione e la vetta della classifica, che ora sembra di nuovo alla sua portata.
Il nome del ragazzo che da sempre ha un culto per Stefan Edberg sarà ora accostato a quello di molti altri grandi campioni che hanno fatto la storia del torneo di Rotterdam, sul cornicione del primo anello dello stadio, come vuole la tradizione.
“Questa sarà una buona ragione per tornare il prossimo anno. Vedermi in mezzo a tante leggende del nostro sport mi rende felice e orgoglioso!”.

Con questa vittoria il soldatino entra a pieno diritto nei top 20, occupando la 18esima posizione, a sole quattro lunghezze dal suo personale record.  
“Se sono arrivato fin qui lo devo anche a Boris (Sobkin, suo coach da oltre 14 anni, ndr) e alle sue attenzioni nei miei confronti. Ha sempre cercato di migliorarmi come atleta e di crescere lui stesso come coach. Questo è il motivo di un legame così stretto e duraturo tra noi.”
Il campione di Rotterdam sarà in campo già nella giornata di martedì, a Dubai, contro il finlandese Jarkko Nieminen.

Nel tabellone di doppio vittoria sofferta al super tie-break del terzo per la coppia Damm Paes su Waske Pavel per 6-3 6-7 7-6.