dal nostro inviato a Parigi Enzo Anderloni
foto Ray Giubilo
Il barometro del Roland Garros prevedeva ieri ben 82 partite. Una maratona mostruosa resa necessaria dagli acquazzoni di lunedì e dalle previsioni per oggi, mercoledì, che parlano di cielo coperto e precipitazioni previste per l’ora di pranzo. Ostinandoci a parlare di set e game piuttosto che di millibar, cumuli o cirri, ci tuffiamo nella calca dei match per tirar fuori il succo della giornata. Andremo per capitoli, giusto per non perdere la bussola. A farci da guida non le cifre ma la memoria pura, quella che mette gli argomenti in ordine di importanza automaticamente. E dimentica tutto ciò che in fondo, non ha lasciato il segno e può tornare, come dicevano i saggi pellerossa, “nel grande vento”.
Capitolo Bolelli – Tre campi più a sud di Fognini, un altro italiano emergente vinceva. Si trattava di Simone Bolelli, anche lui al primo Roland Garros della carriera, che in tre set nettissimi mandava forse definitivamente in pensione l’olandese Verkerk, finalista a Parigi nel 2003. Grandi botte di servizio, diritto che fa malissimo, specie nella versione “gancio”, un incrociato stretto che gli esce dalla racchetta istintivo e violento, Bolelli ha impressionato. Ma lo mettiamo secondo in cronaca perché dall’altra parte della rete aveva uno che il ct Corrado Barazzutti, assiduo a bordocampo degli azzurri, ha giustamente definito “un turista”. La scarsa forma dell’olandese non deve però sminuire la prestazione del più interessante dei nostri giovani. Non deve essere stato facile esordire in tabellone contro un avversario dalle giocate discontinue ma molto esplosive, sostenuto a gran voce dal pubblico che lo ricordava grande protagonista su questi campi. Lo stesso Barazzutti era molto soddisfatto: “Bolelli ci darà grandi soddisfazioni” chiosava. A tutta l’Italia e anche al suo grande coach (e nostro columnist) Claudio Pistolesi.
Capitolo Volandri – Anche la vittoria di Flippo Volandri, sul francese Capdeville, proveniente dalle qualificazioni, va in archivio tra le buone prestazioni ma di normale amministrazione. Filo è in forma, ha fiducia in sé stesso e un nuovo taglio di capelli. Il tabellone non è proibitivo e tocca dunque fargli sentire la pressione di attenderlo protagonista. Dopotutto se batti Federer, poi tutti si aspettano che il Vassallo Arguello del prossimo turno non sia un problema. Le cose nel tennis non sono proprio così facili, lo sappiamo; d’altra parte il Volandri visto a Roma fa sognare e dunque ha il dovere di puntare diritto su Ivan Ljubicic, la testa di serie che gli tocca secondo tabellone. Poi si vedrà.
Capitolo Santangelo – Mara, è insieme alla Garbin, l’italiana che sta giocando meglio e con maggiore continuità. La terra rossa non è la sua superficie preferita e la polacca Radwanska non era un’avversaria materasso. Il 6-1 6-4 finale la dice lunga sulla condizione dell’azzurra che gioca facile ed è una delle pochissime tenniste che sa uscire dalla monotonia del batti e ribatti di pura violenza da fondocampo che caratterizza il panorama femminile.
Capitolo Vinci – “Non sono stata aggressiva come avrei dovuto” Questa la spiegazione che Robertina Vinci dà per la sua sconfitta in due set contro l’austriaca Bammer. Ora pensa al doppio che, dopo la finale di Roma raggiunta insieme a Tathiana Garbin, giocherà qui a Parigi con Flavia Pennetta. Ma, una forte come lei, non potrebbe avere una compagna fissa? “E’ difficile – spiega- perché mi piacerebbe giocare con un’italiana ma hanno tutte già impegni. Flavia doveva giocare con la Dementieva che poi si è fatta male. Tathiana era d’accordo con Meilen Tu. Mara Santangelo ha un impegno con la Molik”. E anche per il misto è difficile trovare un compagno: “Gli italiani non hanno classifica sufficientemente alta per riuscire a entrare in tabellone. Ho chiesto a Ljubicic ma non gioca il misto. Ho chiesto a Flavia per Moya, ma è stata vaga. A me piacerebbe tantissimo giocare con Max Mirnyi, ma non lo conosco di persona”. Max, dall’alto del tuo serve and volley, chiama Roberta: chi vi batte voi due, fatti per il doppio?
Capitolo Di Mauro – Capitolo breve. Dopo aver subito per due set le botte di Tursunov, sembrava avergli costruito intorno una bella ragnatela. Il russo l’ha strappata nel quarto set.
L’ultima magia… del mago Santoro
Il pubblico del Roland Garros ha salutato uno dei suoi grandi eroi. Fabrice Santoro, detto “il mago”, il giocatore per vedere il quale Agassi “avrebbe sempre pagato il biglietto” (parole di Andre), a 35 anni ha giocato il suo ultimo match. A chiudergli la strada nell’ultimo tabellone parigino della carriera è stato l’argentino Chela , in quattro set. Ma proprio sul primo match point da affrontare Fabrice ha fatto l’ultima grande magia: al termine di un serrato scambio da fondo ha giocato un diritto bimane incrociato in back. La palla tagliata, come per magia (un’invisibile buca?), ha toccato terra è non si è più alzata, mandando a vuoto il colpo di Chela. Che nel game successivo però ha chiuso la vicenda e la carriera parigina di Santoro nel modo più indolore. Un ace.
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