A dieci anni dal trionfo agli US Open, la campionessa azzurra è tornata a New York, dove ha riassaporato l’atmosfera del centrale di Flushing Meadows

Il 12 settembre Flavia Pennetta ha festeggiato il decimo anniversario dal suo storico trionfo agli US Open. Un successo arrivato al termine di una finale storica per il tennis azzurro giocata contro Roberta Vinci che ha regalato alla pugliese l’unico titolo Slam della sua carriera. Durante l’ultima edizione dello Slam statunitense, Pennetta ha avuto la possibilità di tornare sull’Arthur Ashe per disputare il torneo delle leggende. “È stato molto emozionante – ha spiegato nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport –. Tornare su quel campo, anche se vuoto, mi ha trasportato nel passato, come se stessi giocando di nuovo la finale. Ho rivissuto la partita per intero, ed è stata meravigliosa, emozionante. Questa volta, però, ho avuto anche la possibilità di vedere New York in modo diverso: quando sei lì per il torneo, sei così concentrato che non ti accorgi davvero della città intorno. Questa volta, invece, mi sono lasciato avvolgere“.
La leggenda azzurra del tennis ha aggiunto: “Inizialmente non mi piaceva guardare il tennis. Seguivo solo Fabio, ma non avevo voglia di guardare una partita completa per piacere. Ora sì: mi piace seguirla, analizzarla, capirla. È un approccio diverso che ho imparato ad apprezzare col tempo. A New York guardavo tutte le partite degli italiani. Mi piace giocare ogni tanto, dare qualche consiglio, ma non mi vedo come allenatore a tempo pieno. È così che ho trovato il mio equilibrio. A Fabio piacerebbe, ma credo che abbia ancora bisogno di un po’ di tempo per staccare e capire se vuole davvero intraprendere quel percorso da allenatore. Non è facile; prima devi “uccidere” il tuo io da giocatore e poi rinascere come allenatore: le dinamiche cambiano completamente“.

