Vittoria da urlo per il romano contro il greco: palpabile la sua felicità nelle dichiarazioni del post match

Passi da Gigante. Matteo gioca una partita strepitosa contro Stefanos Tsitsipas, tanto strepitosa che non ci crede neppure lui, e per esultare fa il tipico gesto italiano, le dita ‘a cuoppo’, come per dire: ma che cosa ho combinato?
Quattro set, 6-4 5-7 6-2 6-4, una quantità di smorzate che hanno mandato in tilt la centralina, già un po’ confusa di suo, di Stefan, il tri-campeon di Monte-Carlo che nel prossimo ranking mondiale uscirà dalla top 20.
«Mamma mia, è stata una lotta – sorride il Giga – lui è un giocatore straordinario, mai ho giocato davvero bene. E ora mi sento benissimo. Avevo impostato la partita sul suo rovescio, e sulla velocità per cercare di togliergli il tempo. E ha funzionato». La smorzata sulla palla break sul 4-3 del terzo set, che si è appoggiata beffarda sul nastro prima di atterrare oltre l’ha rete, «non la dimenticherò mai, questo è sicuro. E’ stata la partita più bella della mia vita, il mio coach mi aveva chiesto di giocarla con personalità e credo di averla mostrata, anche salvando tante palle break». Senza dubbio, considerando che Matteo si è poi visto annullare un matchpoint e a sua volta ha dovuto cancellare quattro pericolosissimi set point.
Gigante viene da Casal Palocco, quartiere residenziale a sud ovest di Roma, poco prima di Ostia, tutto villette e giardini amato dai calciatori e pieno di circoli tennis (Matteo è cresciuto all’Eschilo 2, anche se ora si allena all’Enjoy). Amico fraterno di Cobolli con cui condivide tanti aspetti, ma non la fede calcistica: lui infatti tifa Juve. «A tre anni avevo già la racchetta in mano, merito di mio nonno che ha fatto tanti sport. Mia madre invece da giovane è stata una nuotatrice, io veloce lo sono stato sempre: da piccolo giocavo benissimo a calcio, attaccante sulla fascia, ma non mi piaceva l’ambiente. A calcio sono destro, a tennis mancino, l’unico di famiglia, ma come Rafa: siamo strani… Difficoltà? Ne ho incontrate, come tutti: nel 2021 sei mesi di stop per un infortunio, l’anno scorso la mononucleosi. Tutti abbiamo un percorso, a me ora va bene ma so che ci saranno meno felici. La mia fortuna è che nei momenti più duri ho sempre avuto la forza di tirarmi su».
A 23 anni, con una classifica – bugiarda a giudicare dal tennis mostrato qui a Parigi, dove al primo turno aveva eliminato il libanese Hassan – da numero 166 del mondo, oggi è seguito da Marco Gulisano, ex spalla tecnica di Matteo Berrettini. La svolta potrebbe essere arrivata proprio in queste settimane, dopo un periodo difficile. «Il miglioramento è arrivato dopo Indian Wells. Sono andato a giocare in Austria, dove ho battuto Cilic 7-6 al terzo dopo aver vinto altre battaglie. In Portogallo avevo lottato tre ore contro Trungelliti sciupando anche 4 matchpoint, poi al Garden, nel Challenger di casa, sono arrivate anche motivazioni supplementari e sono riuscito a vincere il torneo, e anche a Roma ho fatto bene (vittoria al primo turno contro Rinderknech, ndr). Ora spero di prolungare questo momento positivo. Al prossimo turno c’è in agguato Ben Shelton, in palio un posto in ottavi: «Meglio non parlarne – sorride – poi vedremo».